Mutui in Franchi Svizzeri? Cambio Sconsigliato

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Poteva essere un affare, invece si sta rivelando un clamoroso errore di valutazione. Stipulare un mutuo in franchi svizzeri, benché sia un’opzione rara e solo sporadicamente concessa dalle banche all’interno del rispettivo ventaglio di proposte avanzate da ciascuna (a quanto risulta, solo il Gruppo UBI e Banca popolare di Sondrio), non conviene a nessuno, anche se in passato c’è stata una vera e propria corsa a questo genere di investimento. Questo perché la valuta cantonale viaggia, in questi giorni, ai massimi storici rispetto all’euro: una moneta continentale viene scambiata con 1,30 franchi, il che significa – invertendo i fattori – che un franco svizzero vale 0,77 euro, con previsioni che si spingono fino a 0,83 come valore di cui sembra plausibile il raggiungimento entro fine anno.

Può sembrare un problema di poco conto, limitato essenzialmente ai frontalieri di Lombardia e Piemonte (lavoratori pendolari che quotidianamente o settimanalmente attraversano il confine per andare a lavorare “di là”, anche se la loro vita domestica è italiana a tutti gli effetti: sono circa 69mila individui); invece c’è un’ulteriore quota di popolazione coinvolta nell’errore: quella che ha stipulato un mutuo tra fine anni ’90 e inizio del nuovo millennio. Secondo Oscar Carlig, responsabile degli accordi bancari di Frimm mediazione mutui&prestiti raggiunto da Il Sole 24 ore, “Tra il 1998 e il 2000 c’è stato un boom di mutui in franchi svizzeri, e c’è stato un ritorno di fiamma anche intorno al 2005. In questi periodi, infatti, il differenziale tra il Libor (il parametro a cui vengono indicizzati i mutui in franchi svizzeri) e l’Euribor (il parametro a cui vengono indicizzati i mutui in euro) poneva, in partenza, un vantaggio sul tasso finale per chi sceglieva un mutuo in franchi svizzeri”

Ma quale potrebbe essere il consiglio rispetto ai mutui in valuta straniera? L’esperienza suggerisce di non lasciarsi convincere da scarti valoriali troppo alti, perché il mercato valutario potrebbe prima o poi presentare il conto colmando il gap: non conviene, insomma, accendere un prestito in valuta diversa rispetto a quella in cui si produce reddito, perché ai rischi del tasso si aggiungono quelli del cambio.