Prima casa, arrivano dei chiarimenti dall’Agenzia delle Entrate

È stata pubblicata dall’Agenzia delle Entrate la nuova circolare n. 5/E, che propone tutta una serie di chiarimenti in riferimento alle agevolazioni fiscali che hanno ad oggetto la prima casa. Si tratta di chiarimenti che svelano diverse novità di tutto rispetto in riferimento ai redditi di lavoro dipendenti.

La nuova circolare che è stata emessa dall’Agenzia delle Entrate si inserisce in uno scenario decisamente più grande che ha ad oggetto il welfare aziendale. Ora è applicabile anche alle detrazioni che riguardano gli interessi sui mutui, ma anche gli affitti. Tutte queste modifiche e novità sono state introdotte grazie alla legge di Bilancio 2024, oltre che sono contenute nel decreto Anticipi.

Numerosi i benefici che sono stati introdotti: meritano senz’altro una menzione l’esenzione fiscale che ha ad oggetto gli importi che vengono erogati piuttosto che rimborsati da parte dei datori di lavoro ai dipendenti per provvedere al pagamento delle utenze domestiche, ma anche in riferimento ad affitti e agli interessi sui mutui legati alla prima casa. La circolare si pone come intento fondamentale quello di estendere notevolmente la definizione di bonus privo di tassazione.

Ormai la prima casa rappresenta anche una definizione differente: si tratta della casa principale in cui si risiede il lavoratore dipendente, il coniuge e i relativi familiari. Ed è proprio questa rinnovata definizione che serve a stabilire l’eleggibilità rispetto alle detrazioni fiscali. La casa principale è quella in cui avviene la vita di tutti i giorni del lavoratore e ovviamente della sua famiglia.

La normativa dal punto di vista fiscale, dando uno sguardo agli articoli 15 e 16 del Tuir, ha posto l’accento sulle spese che si riferiscono alla prima casa, sottolineando come ci sia proprio l’opportunità di presentare richiesta di apposite agevolazioni fiscali, nello specifico in riferimento agli interessi passivi che hanno ad oggetto i mutui e i canoni di locazione.

Le detrazioni fiscali che riguardano la prima casa fanno riferimento a due tipologie più importanti di spese. Si tratta delle spese per gli affitti, in cui si trovano anche i canoni di locazione, che si devono documentare appositamente mediante un apposito atto di locazione che deve essere registrato. E chiaramente a patto che i canoni di affitto siano stati sempre pagati in maniera puntuale durante l’anno fiscale di riferimento. Le detrazioni fiscali che riguardano la prima casa possono avere ad oggetto anche le spese legate ai mutui. In questo secondo caso, il legame diretto è con gli interessi passivi che si riferiscono ai mutui che sono stati sottoscritti per comprare la casa principale.

Mercato dei mutui, la situazione aggiornata in Italia

Come ben sappiamo, purtroppo, il mercato dei mutui sul territorio italiano sta risentendo notevolmente dell’influsso negativo legato ai tassi di interesse. Acquistare un immobile, al giorno d’oggi, sul mercato italiano, è diventato quasi un sogno irrealizzabile per un gran numero di famiglie. La crisi che sta attraversando il mattone deriva inevitabilmente dalle scelte che vengono prese a livello europeo in riferimento ai tassi di interesse.

La certificazione di questo momento molto difficile arriva direttamente da uno studio che è stato realizzato da parte della Fabi, ovvero la Federazione autonoma bancari italiani. Da tale indagine, infatti, è emerso come i tassi hanno fatto un balzo in avanti incredibile, con un incremento di tre volte e un calo del 12% delle compravendite. Proprio la diminuzione delle compravendite è da ricollegare, secondo quanto è stato riferito dal sindacato dei bancari, a un processo che si è fatto sempre più strada dal quarto trimestre del 2022. Uno scenario che, purtroppo, è legato ad ogni tipologia possibile di immobile e soprattutto comprende un po’ tutto il territorio italiano.

Durante il mese di settembre dello scorso anno, il dato delle compravendite ufficiali registrato è stato pari a 508879. Si tratta di un valore basso, inferiore di circa 70 mila unità rispetto a quanto registrato solamente un anno prima. Il 62% dei soggetti che decidono di sottoscrivere un nuovo contratto di mutuo, infatti, lo fa sfruttando i vari aiuti che sono legati all’acquisto della prima casa, ma anche in questo caso si tratta di un dato che sta calando.

La vendita di case nuove ha subito uno stop di quasi il 16%, ma anche la vendita di immobili residenziali ha subito un calo pari al 28%. Al giorno d’oggi, tra l’altro, la percentuale di cittadini che sono pronti per sottoscrivere un contratto di mutuo per l’acquisto di un’abitazione ha fatto un balzo negativo dal 50% al 41%.

Una situazione che sicuramente è inficiata notevolmente dal costo del denaro, che è arrivato a toccare il 4,5% per colpa degli ultimi rialzi che sono stati sentenziati dalla Bce, nella sua perenne lotta per abbassare l’inflazione. Si tratta di un fenomeno che pare aver preso di mira in modo particolare il territorio italiano, in cui lo stock dei mutui è calato lo scorso anno di ben 2,3 miliardi di euro, rispetto invece a un aumento di circa 35 miliardi di euro che era stato registrato nel corso del biennio precedente.

Rimborso interessi mutui, cosa ha stabilito la Cassazione

Un’ordinanza di dicembre 2023 proveniente direttamente dalla Corte di Cassazione ha sancito il diritto dei cittadini a ottenere il rimborso degli interessi che sono stati pagati in misura eccedente rispetto a quanto previsto in riferimento ai mutui dotati di un tasso variabile.

Giusto pensando ad un esempio, in caso di un mutuo dal valore pari a 200 mila euro, c’è la possibilità di ottenere un rimborso che si aggira tra i 12 e i 14 mila euro. Come si può facilmente intuire, però, non tutti hanno la facoltà di richiedere questo rimborso. Quindi, cerchiamo di capire meglio come ha delineato la Cassazione il profilo dei soggetti che possono usufruire di tale possibilità.

Come si può facilmente intuire, l’ordinanza che è stata emanata da parte della Corte di Cassazione, sarà da stimolo sicuramente alla ripartenza a un gran numero di cause giudiziarie. Ripercorrendo quello che era successo, i giudici hanno messo in evidenza come, a suo tempo, era stato realizzato un vero e proprio cartello internazionale, ovvero un’intesa segreta tra le varie banche, con l’intento di incrementare i tassi Euribor. L’accertamento del cartello internazionale era stato rilevato da parte della Commissione Antitrust Europea già dal 4 dicembre addirittura del 2013. Insomma, già quell’accertamento aveva chiaramente messo in evidenza le conseguenze di un simile comportamento sul mercato europeo. Tra alterazioni, danni che hanno subito i sottoscrittori di un mutuo, indipendentemente dall’istituto di credito a cui avevano provveduto a presentare la richiesta di finanziamento, comprese quindi tutte quelle banche che in realtà non facevano parte del cartello. La Corte di Cassazione, quindi, ha messo il suo verdetto definitivo, ovvero che la tutela deve essere garantita ed ampliata nei confronti di tutti coloro che hanno sottoscritto un contratto di mutuo indicizzato all’Euribor durante il periodo di cui stiamo parlando.

Quindi, giusto per ricapitolare e per un inquadramento più preciso, cerchiamo di capire meglio chi ha diritto a tale rimborso. Si tratta di tutti quei soggetti che hanno sottoscritto un mutuo indicizzato all’Euribor nella fascia temporale che va dal 29 settembre 2005 al 30 maggio 2008, nel momento in cui venne modificato l’Euribor. Purtroppo, però, è intervenuta la prescrizione per tutti quei diritti che si riferiscono ai contratti che sono stati chiusi e il cui pagamento è terminato da più di 10 anni. L’ordinanza della Cassazione a cui stiamo facendo riferimento, in ogni caso, è la numero 34889 del 13 dicembre dello scorso anno, per chi volesse approfondire il tema.

Mutuo ristrutturazione casa, i migliori consigli da seguire

Ristrutturare un immobile non è mai semplice, dal momento che si tratta di un’azione che comporta inevitabilmente lo svolgimento di tanti interventi che hanno come scopo principale quello di migliorare il più possibile le condizioni dei vari ambienti, non solo internamente, ma anche dal punto di vista esterno.

Si tratta di lavori che, nella maggior parte dei casi, si pongono come obiettivo principale quello di garantire un vero e proprio salto di qualità a livello di salubrità ambientale, ma si migliorare anche la componente estetica. Come si può facilmente intuire, si tratta di investimenti che comportano degli esborsi finanziari decisamente notevoli.

Diamo ora uno sguardo a quelli che sono effettivamente gli interventi che si possono finanziarie tramite un mutuo di ristrutturazione. Si tratta di un finanziamento che viene messo a disposizione dalle banche e dagli altri istituti di credito per poter avere la liquidità necessaria per affrontare i lavori di ristrutturazione e portarli a termine.

Scendendo un po’ di più nei particolari, ecco che la richiesta di un simile aiuto economico può essere presentata non solo dal proprietario, ma pure da chi è usufruttuario della proprietà, ma addirittura anche da parte di un coabitante. Ad ogni modo, è giusto mettere in evidenza fin da subito come le potenziali agevolazioni fiscali che si riferiscono al mutuo legato alla ristrutturazione di un immobile sono ottenibili solo ed esclusivamente dai soggetti che detengono a norma di legge la proprietà oppure hanno usufrutto della casa. Insomma, spetta solo a quanti hanno il possesso legale dell’immobile oppure godono di altri diritti reali di godimento sullo stesso.

Quindi, se la richiesta del muto viene presentata da un coabitante, ecco che quest’ultimo non potrà in alcun modo usufruire degli sconti fiscali. È fondamentale mettere in evidenza come le agevolazioni non vengono estese ai parenti, piuttosto che ai coniugi, ma anche a quanti hanno sottoscritto un contratto di comodato d’uso.

Tra gli interventi per cui c’è la possibilità di effettuare la richiesta di un mutuo per la ristrutturazione dell’abitazione, troviamo da una parte la manutenzione ordinaria e la manutenzione straordinaria. Non solo, dato che sono compresi anche gli interventi di ristrutturazione edilizia con grandi opere. Si tratta di lavori che hanno come obiettivo quello di portare in dote delle modifiche molto importanti. Per questo tipo di progetti, però, serve presentare anche il preventivo rilasciato dall’impresa, così come la richiesta relativa all’autorizzazione che è stata presentata in Comune, senza dimenticare il permesso di costruire.

Fed, non arriva il tanto atteso taglio dei tassi

Purtroppo, le previsioni si sono avverate. Niente taglio dei tassi da parte della FED, che sono rimasti al 5,25%-5,50% senza alcun cambiamento. Da notare, però, come una novità ci sia stata una notevole divergenza rispetto al passato in riferimento all’orientamento.

Infatti, nel comunicato che è stato diffuso non c’è alcun rimando a ciascuna restrizione addizionale di politica monetaria. Insomma, per la prima volta si è parlato di un taglio del costo del credito, anche se chiaramente le tempistiche sono più lunghe rispetto a quanto si era prospettato in un primo momento.

È stato ancora più chiaro il presidente della Fed, ovvero Jerome Powell che, nel corso della conferenza stampa, ha messo in evidenza come un taglio dei tassi nel corso del mese di marzo non è ancora probabile. Ad ogni modo, ha lasciato la porta aperta a una simile opzione. Durante il mese di marzo, ad ogni modo, sicuramente si interverrà sulla politica di riduzione del bilancio.

C’è da dire che i Fed Funds rimangono sui livelli più alti mai toccati nel corso degli ultimi 22 anni. Si tratta di una soglia decisamente restrittiva, senza dimenticare anche gli standard storici che sono stati raggiunti dall’inflazione, che è calata al 3,4% durante lo scorso anno. Con l’indicatore Pce che si riferisce ai prezzi delle spese che hanno ad oggetto i consumi personali, è calato fino al 2,9%. Nonostante tutto, ad ogni modo, la banca centrale a stelle e strisce ha preso la decisione di diffondere solo un timido segnale a tutti i mercati, sottolineando come la strada verso l’incremento dei tassi di interesse ha conosciuto un termine. Per ora, però, non ha ancora messo in chiaro le cose in riferimento al momento in cui si cominceranno effettivamente a ridurre i tassi.

Il Comitato, insomma, non si attende che ci sia a brevissimo una finestra ottimale per effettuare il taglio dei tassi. Infatti, ritiene opportuno effettuare tale operazione solo nel momento in cui registrerà una fiducia più alta sul fatto che l’inflazione si stia avvicinando davvero all’obiettivo della sostenibilità, ovvero la percentuale del 2%. Da notare un aspetto positivo, ovvero la scelta di eliminare ogni riferimento alla possibilità di proseguire nell’incrementare il costo del denaro fino al momento in cui l’inflazione non fosse nuovamente tornata nei pressi dell’obiettivo che era stato prestabilito. Le parole successivamente espresse da Jerome Powell, quindi, lasciano poche speranze sul fatto che possa essere probabile un taglio dei tassi già durante il mese di marzo.

Mutui e famiglie numerose, cosa cambia nel 2024

Tante le novità che sono state inserite all’interno della legge di bilancio 2024, in modo particolare in riferimento alle famiglie numerose. Queste ultime, infatti, ormai fanno parte delle categorie prioritarie che consentono di accedere ai mutui che si riferiscono alla prima casa. Si tratta di una garanzia che si spinge fino al 90%, ovviamente tenendo conto di una serie di requisiti specifici.

Prima di tutto, bisogna sottolineare come si tiene in considerazione non solo il numero dei figli e delle figlie, ma si deve guardare anche all’ISEE. La nuova manovra famiglie, di conseguenza, offrirà la possibilità a tale categoria di beneficiari di accedere a tutta una serie di mutui agevolati.

In base a quanto è emerso dal procedimento legislativo, ecco che la novità introdotta dal Governo in riferimento ai mutui, offre alle famiglie più numerose la possibilità di ricevere un supporto maggiore dal punto di vista economica. È stata predisposta una riserva particolare da 100 milioni di euro, che è stata inserita tra le categorie prioritarie, con cui poter avere accesso al Fondo di garanzia che ha ad oggetto la prima casa. Il Fondo, tra l’altro, provvede anche a rilasciare le garanzie che si riferiscono ai mutui ipotecari, fino ad arrivare a una soglia massima pari a 250 mila euro per poter effettuare la compravendita delle abitazioni e altre strutture immobiliari su tutto il territorio italiano.

Lo scopo di comprendere all’interno dell’accesso prioritario anche le famiglie che hanno un numero pari a tre figli che hanno meno di 21 anni, con un ISEE che però non va oltre la soglia dei 40 mila euro. Non solo, visto che sono comprese anche le famiglie che hanno quattro figli e un ISEE con un valore che supera i 45 mila euro. Infine, sono incluse pure le famiglie che hanno cinque o ancora più figli, fino ad un ISEE massimo pari a 50 mila euro.

Dando uno sguardo al 2024, il Fondo andrà ad aumentare la garanzia in base a tutta una serie di direttive. Si parla dell’80% rispetto alla quota capitale per tutte quelle famiglie che hanno 3 figli con un’età minore di 21 anni e un ISEE che non va oltre i 40 mila euro all’anno. Si arriva all’85% della quota capitale per tutte quelle famiglie con 4 figli che hanno un’età più bassa di 21 anni e un ISEE che non va oltre i 45 mila euro all’anno. Infine, si raggiunge il 90% della quota capitale per famiglie con 4 figli (età inferiore ai 21 anni) e un ISEE più basso di 45 mila euro all’anno.

Mutui, i tassi calano e si aspetta la strategia Bce

Nello scorso mese di dicembre, si è verificato il primo calo dopo addirittura due anni in cui i rialzi non si sono risparmiati. Stando a quanto emerge dai dati che sono stati diffusi da parte dell’Abi, ecco che i tassi che riguardano le nuove operazioni sul mercato italiano hanno fatto registrare un calo passando dal 4,5% al 4,42% rispetto al mese di dicembre.

Stando a quanto in ogni caso è stato ribadito dagli analisti, è meglio attendere prima di festeggiare per un’inversione del trend degli ultimi mesi, ma è chiaro che le prospettive ora sono un po’ più rosee. Ed è chiaro che tale sentimento ora viene esteso molto di più anche ai vari mercati. Altrettanto facile intuire come discutere di un taglio dei tassi ormai non è più un tabù anche tra chi fa parte della Banca Centrale.

Il numero uno della banca centrale francese, ovvero Francois Villeroy de Galhau, ha messo in evidenza come i tassi sono arrivati al suo massimo. Insomma, non si dovrebbe sicuramente andare oltre quelli che sono i tassi attuali, ma la strategia prevede necessariamente un taglio come prossima mossa.

È chiaro che la prudenza è il sentimento dominante fino a questo momento: non è ancora il momento di lasciarsi andare a dichiarazioni troppo entusiastiche, ma è chiaro che le previsioni vertono verso un allentamento della tensione. Il pensiero è condiviso anche dal governatore della Banca centrale portoghese, ovvero Mario Centeno. Quest’ultima ha volutamente parlato di una nuova era in prospettiva, ma è anche convinto che la Bce dovrà essere brava ad evitare di tirare eccessivamente la corda, altrimenti l’attuale scenario di ripresa sarà messo notevolmente a rischio.

In ogni caso, il problema principale è che le prossime mosse sono ancora un po’ in bilico tra colombe e falchi. Il numero uno della banca centrale austriaca, ovvero Robert Holzmann, ha comunicato che i mercati saranno indubbiamente molto delusi dalle nuove strategie, dal momento che il consiglio direttivo non comincerà così a breve a parlare di misure di allentamento a livello di politica monetaria.

I segnali, però, che arrivano dalla BCE chiaramente continuano a indicare quella direzione. Durante lo scorso mese di dicembre, in base ai dati che vengono diffusi da parte dell’Abi, i tassi che riguardano le nuove operazioni hanno subito un netto ribasso, passando dal 4,5% al 4,42% rispetto al mese precedente, tenendo anche conto che nel mese di dicembre tale percentuale si attestava intorno al 3,01%.

Tassi di interesse, il trend comincia a scendere

Nel corso delle ultime settimane, il costo che è legato ai prestiti che vengono sottoscritti per poter completare l’acquisto di un’abitazione ha ricominciato a scendere. È chiaro che a incidere è stato anche il momentaneo rallentamento che ha caratterizzato l’inflazione e poi la voce su una possibilità di taglio dei tassi di interesse da parte della Bce nel corso del prossimo anno.

In effetti, già nel corso degli ultimi giorni, per chi effettua la sottoscrizione di un mutuo dotato di tasso fisso, ecco che si potrà ottenere un notevole risparmio, di circa qualche decina di euro, sulla rata mensile che veniva pagata fino a qualche mese fa.

Insomma, pare proprio che la strada sia segnata, con i mutui tasso fisso che vogliono invertire il trend. Il costo dei prestiti per acquistare una casa ha ripreso un trend in riduzione. Ed è chiaro che è forte l’influenza della prospettiva circa un indebolimento della stretta monetaria della Bce, che porterà senza dubbio a rafforzare questa tendenza in diminuzione.

Nel giro di qualche settimana, infatti, è stato registrato un trend in forte discesa in relazione al prezzo dei finanziamenti in riferimento ai mutui a tasso fisso. Discorso diverso per quanto riguarda l’indice Euribor, a cui invece sono strettamente legati i mutui dotati di un tasso variabile, che per il momento non sono stati toccati da variazioni di notevole importanza.

Insomma, a quanto pare la sfilza di rialzi che si sono registrati fino a questo momento, che nel giro di un anno hanno comportato un aumento dei tassi di interesse in ambito europeo fino al 4,5%, stanno fungendo da stimolo sulla Bce, per attuare finalmente una frenata rispetto al continuo aumento dei tassi. Anche la frenata dell’inflazione sarà sicuramente influente nel momento in cui gli analisti decideranno sui tassi di interesse. Ci sono diversi rumors, però, che parlano già di come ci si attende un taglio di circa 25 punti base nel corso del prossimo mese di marzo 2024. A giugno, poi, ce ne dovrebbe essere un altro. Stando a un gran numero di esperti, ecco che si potrebbe verificare poi un altro taglio dei tassi di interesse pari allo 0,5% durante la seconda parte del 2024.

Ed è chiaro che, in questi termini, il mercato non poteva far altro che cominciare a considerare uno scenario tipicamente ribassista: non è un caso che già l’Irs ha iniziato a prendere proprio quella direzione.

Mutui a tasso fisso, ecco alcune soluzioni per la fine del 2023

Siete ancora alla ricerca di una soluzione che possa combattere efficacemente l’incremento dei tassi che riguardano i mutui. Il consiglio migliore è quello di evitare i mutui con tasso variabile, per puntare su quelli a tasso fisso, che siano in grado di assicurare quindi delle rate all’insegna della stabilità nonostante il passare del tempo.

Se si ha già sottoscritto un mutuo a tasso variabile e l’intenzione è quello di passare al fisso, allora è chiaro che diventa necessario e prioritario prendere in considerazione due soluzioni, ovvero la rinegoziazione oppure la surroga del mutuo in essere. Detto questo, però, l’aspetto ancora più importante e primario è quello legato alla ricerca del mutuo più vantaggioso in base alle proprie esigenze. Proprio per questo motivo, proviamo ad andare alla ricerca di soluzioni con mutuo a tasso fisso che siano piuttosto convenienti per questa fine del 2023.

Il mutuo a tasso fisso, come abbiamo visto, rappresenta certamente la scelta ideale, perché riesce ad assicurare una notevole stabilità in riferimento al pagamento delle rate nel corso del tempo. Per andare alla ricerca di soluzioni che siano sufficientemente vantaggiose, bisogna impostare alcuni valori base. In questo caso, la ricerca si basa su una richiesta di mutuo che si aggira intorno ai 280 mila euro, per un valore complessivo dell’immobile che è pari invece a 300 mila euro. La durata del mutuo richiesta è pari a 30 anni.

In riferimento a una simulazione di questo tipo, ecco che la prima soluzione è rappresentata dalla proposta di Intesa Sanpaolo. In questo caso, ecco che la rata mensile proposta è pari a 1312,66 euro, con un tasso finito pari al 3,85% e un TAEG pari al 3,98%. Non ci sono dei costi legati all’istruttoria, mentre la perizia comporta una spesa pari a 320 euro, con una gestione completamente in filiale.

La seconda proposta è rappresentata da Banca Avvera. In questo caso, la proposta parte da una rata mensile pari a 1504,81 euro, con un tasso finito pari al 5,01% e un Irs+2,20%. Per quanto riguarda il TAEG ci si attesta intorno al 5,32%, con delle spese di istruttoria che arrivano fino a 2000 euro, mentre le spese legate alla perizia si fermano intorno ai 280 euro. Anche in questo caso, la gestione del passaggio da un mutuo all’altro avviene completamente in filiale, con tutto il supporto necessario per completare in tempi brevi l’operazione.

Mutui green, perché stanno crescendo più di quelli classici

Grande crescita da parte dei mutui green, che sono in grado attualmente di offrire anche uno sconto in confronto ai mutui tradizionali. L’ultima riunione che è andata in scena presso il Consiglio UE ha evitato di stringere troppo le maglie circa la direttiva delle case green. Infatti, sono stati fissati dei nuovi obiettivi a livello intermedio in termini di risparmio di energia. Il primo obiettivo riguarda il 2030 e il secondo ha ad oggetto il 2035. Ovviamente, il tutto tenendo conto di come l’obiettivo ultimo è quello della neutralità carbonica, fissato invece al 2050. Da notare anche si è deciso di slittare il blocco definitivo delle caldaie a gas al 2040 al posto del 2035.

Una direttiva che, se fosse stata stringente come la proposta iniziale, avrebbe effettivamente avuto un impatto devastante sull’Italia. Infatti, nella nostra penisola, diverse stime parlano di un numero di edifici prioritari pari a ben 5 milioni sui 10 milioni di immobili totali in classe energetica E, ma anche F o G. Si tratterebbe di ristrutturare oltre 5 milioni di immobili, per una spesa insopportabile sulle spalle delle famiglie.

Per poter stimolare il più possibile tale spesa, è chiaro che andranno rivisti e proposti nuovi sgravi dal punto di vista fiscale. Si tratterebbe, in fondo, di un’aggiunta rispetto a quanto sono già in grado di offrire i mutui green, che ormai sono molto più vantaggiosi rispetto ai mutui classici.

Quando si parla di mutui green si fa riferimento a una tipologia molto specifica di mutuo, che viene garantita solamente nel caso in cui si dovesse provvedere a comprare degli immobili di classe energetica molto alta, come ad esempio A, piuttosto che B o C. i mutui green si possono sfruttare anche in caso di interventi di ristrutturazione di un immobile che garantiscano un miglioramento a livello di classe energetica. Tra l’altro, diverse indagini hanno messo in evidenza come, per colpa del continuo incremento dei tassi sui mutui registrato nell’ultimo periodo, è stato notato un incremento nella quota di richieste di mutui green che hanno una durata maggiore rispetto a 30 anni. Infatti, i dati non mentono, visto che si parla di un salto dall’1,3% del mix registrato nel 2022, addirittura al 9,6% di quest’anno. Le somme che sono state richieste in media si aggirano intorno a poco più di 173 mila euro, mantenendosi stabili rispetto allo scorso anno, in ogni caso più alte di circa il 30% in confronto alle richieste per i mutui tradizional.

Mutui surroga, ecco quali sono i migliori a novembre

Quando si fa riferimento alla surroga del mutuo, si parla inevitabilmente di un sistema molto utile per provare a ottimizzare le spese che sono legate strettamente al finanziamento. Infatti, provare ad effettuare il trasferimento del mutuo, portandolo in una banca differente, ecco che rappresenta un’ottima opportunità per poter sfruttare delle condizioni economiche a livello di rimborso decisamente più convenienti.

Sfruttare la surrogazione del mutuo offre la possibilità di effettuare il trasferimento del finanziamento da una banca rispetto a un’altra, senza spendere un centesimo. La surroga mutui rappresenta una soluzione particolarmente conveniente in un gran numero di occasioni, come nel caso in cui si voglia provare a ridurre il tasso di interesse, oppure quando si ha intenzione di far diventare un mutuo a tasso variabile in tasso fisso oppure il contrario o, più in generale, anche nel caso in cui si voglia cambiare la durata del mutuo.

Per poter presentare apposita richiesta circa la surroga del mutuo, la cosa migliore da fare è quella di optare per una delle banche che mettono a disposizione tale tipologia di finanziamento. In seguito, dopo aver individuato l’offerta più adatta in base alle proprie esigenze, e aver presentato la propria richiesta di mutuo per poter ottenere la surroga, ecco che sarà compito della nuova banca occuparsi della richiesta di trasferimento da inviare alla vecchia banca, che non avrà alcun strumento utile per potersi opporre.

Dando uno sguardo alle migliori offerte di mutuo surroga per il mese di novembre, proviamo a fare un esempio che prevede la richiesta di un mutuo a tasso fisso dall’importo di circa 200 mila euro e con una durata pari a 30 anni, con un loan to value pari al 50%.

Tra le migliori offerte per il mese di novembre troviamo sicuramente quella di Credit Agricole, ma anche quella di BPER Banca e quella di Credem. Nel primo caso, ovvero la proposta di Crédit Agricole, la proposta riguarda un mutuo surroga caratterizzato dalla presenza di un TAN pari al 3,99% e un TAEG pari al 4,13%. In riferimento alla proposta di BPER Banca, va detto che il mutuo surroga prevede un TAN pari al 4,05%, mentre il TAEG arriva al 4,15%. In riferimento alla proposta di Credem, invece, si tratta di un mutuo surroga con un TAN pari al 3,95%, mentre il TAEG è pari al 4,09%. Si tratta di tre proposte decisamente interessanti, che possono essere valutate in maniera approfondita da quanti hanno l’esigenza di fare richiesta per la surroga di un mutuo.

Mutui, i tassi di interesse schizzano verso l’alto

Il rapporto mensile che è stato realizzato da parte di Abi ha messo in evidenza come, durante il mese di ottobre, i tassi in riferimento ai nuovi mutui hanno fatto registrare un aumento dal 4,21% del mese di settembre al 4,37%. Dal punto di vista della media che riguarda le nuove operazioni di finanziamento nei confronti delle imprese, ecco che è stata toccata la soglia del 5,45%. Discorso diverso, invece, in riferimento al dato complessivo dei prestiti, visto che è stato raggiunto il tetto del 4,7%.

I dati più interessanti legati al rapporto di Abi

Abi ha messo in evidenza un altro dato particolarmente interessante. Ovvero che, durante il mese di ottobre di quest’anno, i prestiti che sono stati erogati nei confronti di famiglie e imprese, hanno fatto registrare una riduzione pari al 3,6% in confronto al 2022. In ogni caso, si tratta di dati più alti rispetto a quelli che si registravano prima che scoppiasse la pandemia nel 2020.

Dando uno sguardo ai prestiti che vengono concessi alle imprese non finanziarie, è bene mettere in evidenza come si arriva a una riduzione del 6,7%. In riferimento ai prestiti che vengono proposti alle famiglie per acquistare la casa, è stata registrata una lieve diminuzione, così come ha subito un incremento, intorno a poco più di tre punti percentuali, del credito al consumo.

Dando uno sguardo alla raccolta, si può notare come stia proseguendo l’aumento di quella a lungo termine, che chiaramente porta in dote un guadagno maggiore, mentre si è un po’ bloccata la raccolta a breve termine. In generale, possiamo senz’altro affermare che il calo si attesta intorno al 2,5%, mentre per i depositi si raggiunge anche il -4,6%, in confronto a un calo del 3,5% che era stato registrato nel corso del mese precedente.

Tenendo conto della raccolta complessiva a medio e lungo termine attraverso le obbligazioni, c’è da dire come sia stato registrato un incremento di tutto rispetto in confronto al 2022, pari a ben il 15,8%. Il totale delle obbligazioni, invece, ha raggiunto la soglia di 239 milioni di euro.

Tra gli altri dati particolarmente interessanti che sono emersi da questo report, troviamo senz’altro quello che si riferisce al tasso sui depositi a durata prestabilita. Ebbene, questo tasso viene calcolato attualmente intorno al 3,57%. In confronto al mese di giugno dello scorso anno, quando questo particolare tasso si aggirava intorno allo 0,29%, tra l’altro si trattava anche dell’ultimo mese prima che la Bce cominciasse ad aumentare i tassi, l’aumento si aggira intorno ai 328 punti base.

Mutui, le erogazioni mai così in basso

A partire da gennaio fino al mese di settembre del 2023, le erogazioni di mutui hanno subito un ribasso pari addirittura al 40% in confronto a quanto è stato registrato nel medesimo mese del 2022. Invece, il quantitativo di finanziamenti ha fatto registrare una diminuzione intorno al 37%.

SI tratta di due percentuali che non coincidono, visto che l’importo medio che si riferisce alle erogazioni è diminuito di qualcosa come 10 mila euro. Dal momento che i prezzi non riescono a scendere in riferimento ai termini nominali, ecco spiegato il motivo per cui ci troviamo di fronte a simili dati. Si tratta di informazioni che derivano da stime di Nomisma, che mettono in perfetta evidenza un quadro di blocco del mercato degli immobili. Se si lasciano per un attimo perdere le stime e si prendono in considerazione i dati ufficiali, nello specifico quelli che sono stati comunicati in via ufficiale da parte dell’Agenzia delle Entrate, che in ogni caso risultano aggiornati solamente fino a giugno di quest’anno, altre informazioni piuttosto interessanti si possono rilevare.

Le vendite hanno fatto registrare un calo pari all’incirca a 50 mila unità, ma è chiaro che la perdita è legata a stretto giro di posta con gli acquisti per il mutuo, dal momento che le transazioni per contanti non hanno subito particolari scossoni. Le motivazioni di tale trend sono essenzialmente due. Da una parte c’è chi acquista una seconda casa oppure un immobile come vero e proprio investimento che è solito pagare in contanti. Il secondo aspetto importante da mettere in evidenza è che, nel corso del primo semestre dello scorso anno, i tassi si aggiravano intorno ancora ai minimi storici. Di conseguenza, una parte di coloro che acquistavano era abituata in ogni caso ad accendere un mutuo, per poi effettuare immediatamente il saldo del prezzo, evitando di dismettere investimenti. Al giorno d’oggi, tale pratica, evidentemente, con i tassi saliti in maniera considerevole, è chiaramente in disuso.

La diminuzione che ha ad oggetto le transazioni è evidente e diffusa. È sufficiente dare un’occhiata ai vari dati semestrali. Ad esempio, a Roma è stato registrato un calo di oltre il 16%, mentre a Milano si è arrivati a un -20%, così come a Torino c’è stata una riduzione di oltre 9 punti percentuali, mentre a Napoli ci si è fermati al -6,1%. Si tratta di numeri senz’altro molto negativi, ma che è difficile andare a comparare, in realtà, con quelli del 2022, che sono stati da primato, anche per via dello stimolo di tutte quelle transazioni riprese dopo la sospensione per la pandemia.

Spread mutui, quale conviene di più

Durante gli ultimi dodici mesi, i tassi di interesse correlati ai mutui hanno fatto registrare un forte aumento. La volatilità che caratterizza i mercati, tra le altre cose, è stata notevolmente stimolata da parte dell’inflazione, ma è stata anche condizionata dalle politiche monetarie messe in atto dalla BCE. Di conseguenza, la stessa volatilità ha portato a un forte aumento dei tassi, che hanno toccato livelli veramente altissimi.

Questa tendenza di aumento dei tassi di interesse ha avuto un forte impatto non solo sull’Euribor, ovvero il tasso interbancario che ha un legame particolare con i mutui stipulati con un tasso variabile, ma anche sull’IRS. Quest’ultimo è il tasso interbancario impiegato come vero e proprio indice di riferimento per la definizione dell’interesse su tutti quei mutui stipulati a tasso fisso.

La scelta di tenere d’occhio il trend che caratterizza i tassi di interesse è certamente molto utile, soprattutto per poter comprendere qual è il prezzo di un mutuo e capire se effettivamente può rappresentare un’opzione conveniente o meno. In ogni caso, c’è un altro aspetto che va considerato e che spesso non viene analizzato a sufficienza. Stiamo facendo riferimento inevitabilmente allo spread.

Lo spread non è altro che quella percentuale, che è differente rispetto all’istituto bancario preso in considerazione, che si applica al tasso di interesse preso come riferimento per stabilire qual è il tasso di interesse a cui viene proposto il mutuo. È giusto mettere in evidenza come lo spread deve essere sempre aggiunto al valore corrente che caratterizza l’IRS, in maniera tale da ottenere il tasso di interesse di un mutuo caratterizzato da un tasso fisso, ma andrà sommato anche all’Euribor, in maniera tale da individuare il tasso di interesse di un mutuo che è stato invece proposto con un tasso variabile.

Ebbene, la definizione dello spread torna utile nel momento in cui si sistemano tutte quelle condizioni legate al mutuo e resta fisso per l’intera durata del contratto di mutuo. In sostanza, con il termine di spread si fa riferimento a quella porzione di guadagno che finisce nelle casse della banca dopo aver concesso il mutuo.

Proprio in fase di valutazione del mutuo più conveniente in base alle proprie esigenze, serve considerare, tra i diversi aspetti, anche lo spread che viene stabilito da parte dell’istituto bancario. A tale riguardo, il consiglio migliore da tenere a mente è quello di scegliere sempre di fare una simulazione del calcolo della rata, in modo tale da avere le idee più chiare circa lo spread che verrà usato da parte della banca.