Crisi Ungheria: Mutui, esplodono i costi

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Marcia indietro. Secondo uno schema ormai consolidato per la politica internazionale, anche il giovane (si è insediato da poche settimane) governo ungherese ha ordinato la virata, secca, dopo aver precipitato – venerdì scorso – l’Europa e i suoi mercati nel panico, con una dichiarazione che, a questo punto, se non dobbiamo considerare veritiera possiamo almeno giudicare incauta: “I titoli del nostro debito pubblico rischiano di non poter essere onorati un po’ come è successo alla Grecia”. Voleva essere un monito alla nazione, cui era stata promessa una stagione di taglio delle tasse e di ripresa della spesa pubblica prima che l’Europa, facendo riferimento ai parametri di Maastricht, spegnesse il sogno; è diventata l’ennesima bomba, con l’effetto che a pagare sono stati, e saranno (come sempre), gli appartenenti alla middle class. Di tutto il mondo…

“Sono state pronunciate frasi infelici, i nostri conti pubblici sono solidi”. Parole del sottosegretario Mihaly Vàrga, che ha lanciato un “indietro tutta” dopo appena 24 ore. Di panico. Specialmente per tutti coloro, e in Ungheria non sono pochi (si parla di milioni di famiglie), che pagano i propri mutui in franchi svizzeri, euro o sterline; costoro, infatti, hanno perso una fortuna e ora si preparano a rimetterci pure il sonno perché, come spiega una coppia-tipo, “Il fiorino è crollato per quelle poche parole, adesso dobbiamo rifare tutti i conti per noi e per i figli”. Morale della favola? Si volevano mostrare i muscoli, si è scelta la strada meno appropriata, ora si pagano le conseguenze in termini di caro-mutui e carovita (le merci che vengono importate si pagano in fiorini contro altra valuta, ma se il fiorino non ha valore…).

“Questo governo dovrebbe imparare un po’ più di chiarezza nella comunicazione con i mercati: non si può parlare ai mercati in questo modo e aspettarsi fiducia”, dice Tim Ash della Royal Bank of Scotland. Ma tutto quanto Ash ha predetto, più che lui lo pagheranno i cittadini magiari, che si devono preparare a una stagione di sacrifici. Senza l’ombrello europeo…