Crolla il mercato immobiliare: acquistare conviene. Ma se le banche negano i mutui…

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Non c’è niente di più lineare del mercato, benché alle volte alcune delle sue logiche un po’ ci sfuggano. O meglio: il senso di certe dinamiche possiamo anche arrivare a capirlo, ma non a condividerlo perché accade anche che esse escludano dal mercato stesso alcune fasce della popolazione, magari dopo che le stesse erano state invece accolte fino a pochi mesi or sono in nome di una logica del “profitto a tutti i costi” che si fa sempre sulla pelle dei risparmiatori e molto meno di frequente a danno delle banche. Comunque resta il fatto che gli istituti di credito hanno chiuso i rubinetti dei mutui e, come immediata conseguenza, i valori degli immobili, specie di quelli situati nel centro delle città, sono crollati del 9%.

È successo, anzi ancora sta succedendo, in quel motore economico d’Italia che è Milano. Il calo degli ultimi 18 mesi è certificato dall’ufficio studi della Gabetti, dal cui report emerge un trend decisamente molto marcato anche per le altre città capoluogo lombarde, attorno al 15% in meno. La questione è molto seria, ne va anche dell’integrazione degli immigrati e della sicurezza cittadina eppure chi se ne occupa la fa in qualche misero trafiletto: si sa, ad esempio, di un caso in cui una coppia di persone con un contratto a tempo indeterminato si è vista rifiutare il mutuo perché le cifre degli stipendi non erano in linea con i paletti imposti dalla banca. E quando si concedevano mutui che andavano oltre al valore dell’immobile senza garanzia? Nessuna punizione.

Ora invece, come anticipato sopra, i rubinetti sono chiusi. Risultato? Il valore degli immobili crolla, vanno in sofferenza tutte le imprese edili che hanno costruito facendo conto di recuperare con le vendite e si affaccia la possibilità che, pur di vendere appartamenti in alcune zone iper-costruite, i prezzi vengano ulteriormente ribassati favorendo l’accesso alla popolazione immigrata. Nulla in contrario in materia, sia chiaro, se non che si rischia di far nascere ghetti che si auto generano e che accorpano etnie senza che però ci sia stata, a monte, una pianificazione urbanistica (scuole, edifici di culto, negozi…) atta a soddisfarne le esigenze.