Tassi di interesse, il trend comincia a scendere

Nel corso delle ultime settimane, il costo che è legato ai prestiti che vengono sottoscritti per poter completare l’acquisto di un’abitazione ha ricominciato a scendere. È chiaro che a incidere è stato anche il momentaneo rallentamento che ha caratterizzato l’inflazione e poi la voce su una possibilità di taglio dei tassi di interesse da parte della Bce nel corso del prossimo anno.

In effetti, già nel corso degli ultimi giorni, per chi effettua la sottoscrizione di un mutuo dotato di tasso fisso, ecco che si potrà ottenere un notevole risparmio, di circa qualche decina di euro, sulla rata mensile che veniva pagata fino a qualche mese fa.

Insomma, pare proprio che la strada sia segnata, con i mutui tasso fisso che vogliono invertire il trend. Il costo dei prestiti per acquistare una casa ha ripreso un trend in riduzione. Ed è chiaro che è forte l’influenza della prospettiva circa un indebolimento della stretta monetaria della Bce, che porterà senza dubbio a rafforzare questa tendenza in diminuzione.

Nel giro di qualche settimana, infatti, è stato registrato un trend in forte discesa in relazione al prezzo dei finanziamenti in riferimento ai mutui a tasso fisso. Discorso diverso per quanto riguarda l’indice Euribor, a cui invece sono strettamente legati i mutui dotati di un tasso variabile, che per il momento non sono stati toccati da variazioni di notevole importanza.

Insomma, a quanto pare la sfilza di rialzi che si sono registrati fino a questo momento, che nel giro di un anno hanno comportato un aumento dei tassi di interesse in ambito europeo fino al 4,5%, stanno fungendo da stimolo sulla Bce, per attuare finalmente una frenata rispetto al continuo aumento dei tassi. Anche la frenata dell’inflazione sarà sicuramente influente nel momento in cui gli analisti decideranno sui tassi di interesse. Ci sono diversi rumors, però, che parlano già di come ci si attende un taglio di circa 25 punti base nel corso del prossimo mese di marzo 2024. A giugno, poi, ce ne dovrebbe essere un altro. Stando a un gran numero di esperti, ecco che si potrebbe verificare poi un altro taglio dei tassi di interesse pari allo 0,5% durante la seconda parte del 2024.

Ed è chiaro che, in questi termini, il mercato non poteva far altro che cominciare a considerare uno scenario tipicamente ribassista: non è un caso che già l’Irs ha iniziato a prendere proprio quella direzione.

Lagarde svela cosa succederà nei prossimi mesi

Il discorso che è stato fatto da parte della presidente della Bce, ovvero Christine Lagarde, ha messo in evidenza un aspetto decisamente interessante, ovvero che nemmeno un Paese che fa parte della zona euro finirà in uno stato di recessione nel 2023. È stata proprio quest’ultima a svelare come le proiezioni che sono state fatte più di recente da parte del Fondo Monetario Internazionale e dalla Commissione Europeo tolgono ogni preoccupazione per il 2023. A quanto sembra, infatti, quest’anno non si verificherà alcun tipo di contrazione dell’economia dei Paesi membri dell’Unione Europea, anche se le previsioni di inizio anno erano particolarmente pessimistiche.

Tassi variabili, come funzionerà il passaggio ai tassi fissi nel 2023

Come si poteva facilmente intuire, nella nuova manovra finanziaria il Governo Meloni ha ripristinato una vecchia norma che risale al 2012, quindi a dieci anni fa, che offre la possibilità di passare dal tasso variabile a quello fisso, senza rimetterci nemmeno un centesimo. Proviamo a dare uno sguardo alle situazioni in cui tale passaggio effettivamente conviene di più.

La scelta della Banca Centrale Europea di avviare un altro aumento dei tassi di interesse per cercare di tenere a freno l’inflazione comporta una serie di effetti collaterali decisamente gravi. Ad esempio, tutti coloro che hanno già provveduto all’acquisto di una nuova abitazione con un mutuo a tasso variabile potrebbero risentirne e non poco.

Rialzo tassi Bce: ecco cosa cambia sulle rate dei mutui

Se il contesto economico europeo sta attraversando una pesante fase di rallentamento, in cui a incidere è anche la forte inflazione, ecco che la Bce non sembra avere troppe remore nel proseguire diritta verso un continuo aumento dei tassi di interesse. Non solo, dal momento che pare proprio, stando alle comunicazioni ufficiali, che la Bce possa addirittura muoversi in prima persona per provvedere a calmierare i vari spread delle nazioni che sono considerate maggiormente a rischio.

Mutui: cosa succede dopo il taglio BCE

mutuo-casa-150x150Che situazione c’è riguardo spread e costo dei mutui dopo la decisione della BCE di tagliare i tassi d’interesse? Sicuramente bisogna partire da una considerazione: che il settore mutui ma tutta l’economia in generale, nel 2012, hanno subito una riduzione.

Luglio: novità e migliori mutui del mese

L’inizio del mese di luglio è stato importante per il settore dei mutui perché la Banca Centrale Europea ha deciso di dare un taglio netto ai suoi indici di riferimento e con una svolta storia si potrebbe portare l’indice BCE sotto la soglia dell’1%. Si parla di un taglio di 0,25 punti percentuali.

In questo senso i mutuatari dovrebbero essere favoriti, soprattutto quel 5% che negli anni scorsi ha sottoscritto un mutuo variabile con il tasso BCE. Adesso potrebbe avere un risparmio importante nella rata, anche 25 euro al mese.

Mutuo Giovani Coppie e Famiglie a tasso BCE

Un finanziamento ipotecario per le giovani coppie, per la prima casa, ma anche per le famiglie a fronte di un’indicizzazione al tasso variabile della Bce, la Banca centrale europea. Stiamo parlando del “Mutuo Giovani Coppie e Famiglie a tasso BCE“, un prodotto del Gruppo MPS, Banca Monte dei Paschi di Siena che permette di ottenere fino all’80% del valore dell’immobile messo a garanzia; il tutto comunque nel rispetto di un tetto massimo di importo concedibile pari a 350 mila euro. Il “Mutuo Giovani Coppie e Famiglie a tasso BCE” del Gruppo MPS, Banca Monte dei Paschi di Siena, oltre che per la finalità dell’acquisto, può essere richiesto ed erogato anche con la finalità di ristrutturazione di prime case ad uso residenziale. Rispetto al tasso euribor, quello Bce è di norma un tasso variabile può stabile e, quindi, nel tempo comporta una minore variabilità per quel che riguarda l’importo della rata mensile che si deve andare a pagare.

Mutui e tassi usura, i Consumatori non ci stanno

Le misure riguardanti i mutui, e contenute nel Decreto Sviluppo, recentemente approvato dal Governo, sono sia insufficienti, sia ingannevoli. Ad affermarlo sono le Associazioni dei Consumatori che, in accordo con quanto riportato dalla Federconsumatori, lamentano come la revisione dei tassi ad usura sia pericolosa, e come di conseguenza, al fine di aiutare realmente le famiglie in difficoltà con i finanziamenti ipotecari, si debba andare oltre. Per questo le Associazioni dei Consumatori, al fine di “superare” le misure messe in campo dall’attuale Governo in carica per fronteggiare il caro-rata, hanno chiesto apertamente all’ABI, Associazione Bancaria Italiana, l’istituzione di un tavolo diretto e congiunto per venire realmente incontro alle famiglie.

Mutui a tasso fisso più cari

Da qualche settimana a questa parte l’aumento del costo del denaro sui mercati sta generando non poche preoccupazioni in Italia sui finanziamenti ipotecari, ed in particolare su quelli con la formula del tasso variabile. La recente manovra al rialzo sui tassi della Bce, la Banca centrale europea, dall’1% all’1,25%, ha già fatto diventare più caro il mutuo Bce per la prima casa, sia se questo viene stipulato ex novo, sia se è attualmente in corso di pagamento. Stessa musica anche per i finanziamenti ipotecari indicizzati al tasso euribor visto che sui mercati, già in anticipo tra l’altro, si è adeguato alla politica monetaria restrittiva della Banca centrale europea dopo che per mesi e mesi il costo del denaro era stato mantenuto sul valore dell’1% coincidente con il minimo storico dalla nascita della moneta unica.

Mutui tasso fisso o variabile, il dilemma

La decisione della Banca centrale europea di rivedere al rialzo il costo del denaro, dall’1% all’1,25%, ha fatto ufficialmente scattare l’allarme sul caro-mutui, ed in particolare sui finanziamenti ipotecari a tasso variabile che, come noto, sono indicizzati proprio in ragione delle variazioni dei tassi sul mercato. Ma in ogni caso, numeri alla mano, il mutuo a tasso variabile rimane ancora palesemente “vincente” rispetto al tasso fisso. Ma quali ripercussioni avranno gli aumenti dei tassi sui prezzi degli immobili? Ebbene, in accordo con quanto dichiarato da Alessandro Ghisolfi, responsabile dell’Ufficio Studi Ubh, intervistato dal portale di annunci immobiliari online Idealista.it, gli effetti non si faranno sentire in quanto la tendenza delle quotazioni immobiliari nel nostro Paese rimane discendente nel complesso a fronte di segnali di stagnazione solo per immobili di pregio e quelli generalmente situati presso le zone più appetibili delle grandi città.

Mutui casa: quando le banche rifiutano le erogazioni

Per ottenere un mutuo bisogna andare in banca e richiederlo. La procedura è più o meno lunga e, tecnicamente, viene definita come l’istruttoria che parte nel momento in cui il richiedente presenta tutta la documentazione richiesta. Questa documentazione viene analizzata dall’Istituto ed in base al mutuo ed alle caratteristiche richieste dal cliente, ad esempio l’importo, la durata ed il tipo di tasso, fornisce una risposta positiva o negativa. In caso di approvazione dell’istruttoria gli importi di mutuo, una volta arrivati dinanzi al notaio, vengono erogati in tempi molto brevi, mentre se l’istruttoria viene respinta di norma il richiedente deve andare a rivolgersi ad un’altra banca. Ma come mai gli istituti di credito a volte non accettano le erogazioni di mutuo? E’ colpa del cliente che non ha le credenziali ed il giusto merito creditizio, oppure possono intervenire anche altri fattori?

Mutuo prima casa: l’euribor torna a fare paura

I bei tempi del mutuo a tasso variabile a buon mercato, ovverosia con tassi applicati sulle rate mensili ben al di sotto della media storica, presto potrebbero finire. Questo perché negli ultimi giorni l’euribor con scadenza a tre mesi s’è portato sul livelli che non si vedevano da un paio d’anni; e le prospettive, inoltre, sono tutt’altro che rosee per chi un mutuo a tasso variabile lo paga già, o lo sta per stipulare, in quanto la Bce, Banca centrale europea, appare intenzionata ad innalzare i tassi di interesse nell’Eurozona già a partire dal prossimo mese di aprile. I mercati proprio su tale minaccia si sono messi in moto, e l’euribor è schizzato in alto al punto che i Consumatori a gran voce da qualche giorno a questa parte parlano per i mutui variabili dell’arrivo di una stangata.

Mutuo più caro: a rischio 30 mila famiglie

L’annuncio della Banca centrale europea di ieri di voler innalzare tra non molto i tassi di interesse, citando i rischi legati all’inflazione, rischia di giocare un brutto scherzo in Italia alle famiglie che pagano il mutuo. Gli effetti già si sono fatti sentire visto che l’euribor con scadenza a tre mesi è letteralmente schizzato sopra la soglia dell’1,15%, attestandosi nelle ultime ore sui massimi dal mese di giugno del 2009. In Eurolandia, anche in base agli ultimissimi dati comunicati da Eurostat, c’è una persistente ascesa dei prezzi al consumo anche e soprattutto a causa delle speculazioni sulle materie prime cui si aggiungono gli aumenti dei prezzi dei prodotti energetici, a partire dal petrolio. Di conseguenza, con l‘euribor in crescita, i mutui a tasso variabile rischiano di diventare decisamente più cari.

Bce, finanziamenti e mutui: le banche prevedono irrigidimento nella concessione di prestiti

Altre cifre a conferma del fatto che, dopo un periodo di criticità evidenti che ha interessato tutta l’Europa, pare non ci si possa ancora azzardare a parlare a voce troppo alta di luce all’orizzonte. La ripresa o un ennesimo trend negativo le si legge anche attraverso i bollettini periodoci resi noti dalla Bce. Stando ai numeri ufficiali dell’Istituto, aumenta, nell’ultimo trimestre del 2010, la domanda di finanziamenti alle banche dell’area euro da parte delle imprese e delle famiglie per i mutui casa.

È quanto emerge dalla Bank Lending Survey condotta dalla Bce che segnala come, al contrario, la domanda per il credito al consumo registri un calo. Per il primo trimestre la tendenza, per tutti i tipi di finanziamenti, è quella di un proseguimento della crescita della domanda netta. Per quanto riguarda i criteri utilizzati dalle banche per l’erogazione al credito, l’indagine segnala che rimangono invariati per le aziende non finanziarie mentre per i mutui si nota una tendenza a un ulteriore irrigidimento.