Mutui USA: crescono le richieste! Ma il dato è drogato

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Droga. A quanto pare (non lo diciamo solo noi: lo affermano gli studi medici, lo conferma chi ne ha fatto uso) altera le prestazioni del fisico, facendoti sentire un leone, anche se quando finisce l’effetto la sensazione è quella di stare peggio di prima, essere più stanchi, depressi, meno lucidi. Tanto che è così che nasce la dipendenza: farne a meno è doloroso, difficile, meglio continuare a servirsene (si pensa). Ma di sostanze stupefacenti non abusano solo i tanto bistrattati giovani dei nostri giorni, o i manager delle principali aziende (o almeno questo è quanto sono in molti ad insinuare); è invece anche l’economia a farvi ricorso, e i risultati si sono visti con la crisi economica esplosa nel 2008 ed ancora ben lontana dal poter essere definita “conclusa”:

si drogano i conti, si forniscono questi dati evidentemente falsi (perché “drogati”) e si genera un’euforia fittizia su un mercato che, quando scopre come è riuscito ad arrivare fino a certe performances, si deprime. Il discorso, ci pare, ben si adatta al commento dei dati sui mutui USA, le cui richieste sarebbero cresciute del 13% la scorsa settimana (i dati da Oltreoceano sono calcolati su base settimanale e non mensile come avviene da noi). C’è entusiasmo nei commentatori, che lanciano l’analisi sin dal titolo. Salvo poi correggerla all’interno dell’articolo, rivelando una realtà nuovamente drogata e molto meno entusiasmante di come vorremmo che fosse.

Perché se è vero che le richieste di mutui ipotecari negli Usa hanno fatto un balzo del 13% la scorsa settimana, è vero anche che questo exploit è dovuto principalmente a una decisa impennata dei rifinanziamenti. Le richieste di mutuo per l’effettivo acquisto di un immobile sono infatti calate del 3,4% mentre la componente dell’indice relativa alle domande di rifinanziamento ha registrato un +17%, segnando l’aumento più forte da maggio 2009. Torna a crescere, e questa sì che è una buona notizia, il tasso medio sui mutui trentennali, salito al 4,60% dal 4,57% della rilevazione precedente: era il livello più basso dal 1990.