Mutui ipotecari: gennaio 2010 boom, che taglio alle durate

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… Si ricomincia. Già, a quanto pare si ricomincia davvero a smuovere il torpore che ha contraddistinto l’economia nell’ultimo anno, a quanto pare alle famiglie – pur tra mille difficoltà – sta tornando la voglia di spendere, a quanto pare l’ostacolo è stato ormai superato, benché esistano ancora situazioni di disagio importanti come dimostrano i casi delle proteste dei lavoratori, citiamo Alcoa e Agile per parlare solo dei più rumorosi. Come sempre, a darci una dimensione di un fenomeno possono essere solo i numeri. Ebbene: a gennaio la crescita della domanda dei mutui ipotecari da parte delle famiglie italiane ha fatto registrare un +12% rispetto allo stesso mese del 2009 (il dato è ponderato sui giorni lavorativi).

Detto così, lo sappiamo bene, potrebbe essere considerato poco significativo: gennaio 2009 è stato un mese difficilissimo, un panico generalizzato stava attraversando i mercati; troppo facile parlare di ripresa se il confronto è fatto rispetto ad una situazione di crollo… Eppure la speranza arriva dal confronto con i dati del 2008, non certo un anno di sofferenza (anzi: la bolla speculativa proprio allora andava ingrossandosi a dismisura) eppure un anno contrassegnato da prestazioni inferiori rispetto a questo avvio di 2010, che si è chiuso con un +4% rispetto al dato di due anni prima.

“Confrontando la domanda di mutui ipotecari di gennaio 2010 con lo stesso mese degli anni precedenti – illustra Enrico Lodi, General Manager Credit Bureau Services di CRIF – si evidenzia come il 2010 si prospetta come un anno più che positivo, registrando un +12% rispetto allo stesso mese del 2009, un +4% rispetto al 2008 e sempre un +12% rispetto al 2007. Occorre però sottolineare che una quota parte di questa maggiore domanda è data dalla crescente richiesta di surroghe e di sostituzione di mutui già in essere”. Analizzando le richieste di mutui per fasce di importo, nel primo mese del 2010 emerge come la domanda si sia distribuita equamente fra le varie classi. Continua invece lo spostamento delle durate dei piani di ammortamento: la “nuova frontiera” sembrano essere le fasce di minor durata.