Mutui Stati Uniti: la quiete dopo la tempesta

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“Se gli Stati Uniti hanno un raffreddore, l’Europa sa che dovrà mettersi a letto con l’influenza”. È questa un’opinione, sintetizzata con la brillante frase-spot in oggetto, molto diffusa tra gli economisti. O forse è meglio che parliamo all’imperfetto, quindi “era questa un’opinione…”, perché la recente crisi dell’economia reale nel mondo intero ha visto vacillare gli States più di molti altri. Certo più dell’Europa, che seppur minata da casi di crisi profonda come quello greco (e non citiamo Islanda e Gran Bretagna solo perché non fanno parte a pieno titolo dell’Unione), ha resistito meglio di altri, pur nella consapevolezza che la ripresa sarà più difficile nel Vecchio Continente che altrove. Un dato significativo delle difficoltà degli americani può venire dall’analisi delle insolvenze sui mutui.

Anche qui, forse è meglio utilizzare l’imperfetto: “un dato significativo… poteva venire dall’analisi delle insolvenze”. Già, perché a quanto pare gli ultimi due mesi di questo 2010 (che sono ancora, al momento attuale, febbraio e marzo) hanno segnato la fine dell’emorragia, dal momento che il numero dei proprietari di case che non riescono a far fronte alle rate dei propri mutui ha fatto registrare un calo a marzo per il secondo mese consecutivo.

Il numero di prestiti per i quali si registrano ritardi superiori ai 30 giorni nei pagamenti, o per i quali è già stata avviata una procedura di pignoramento, è sceso all‘8,6%. È questo quanto ci dicono i dati di LPS Applied Analytics, poi pubblicati dal Wall Street Journal. In particolare, il numero totale ha segnato una diminuzione di 342 mila unità a circa 1,45 milioni: un livello mai registrato dalla primavera del 2008. Il calo, comprendendo anche i pignoramenti, è stato pari a 647 mila unità a partire da gennaio: questo lascia pensare ad un’inversione di tendenza, o forse solo a un inizio di inversione in quanto giova ricordare anche che il numero di immobili riacquisiti dalle banche in seguito a pignoramenti è cresciuto ancora.