Mutui, Variabili e Fissi pari nel 2014

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Il quadro cambia, di nuovo. In realtà, la situazione registra evoluzioni ormai imprevedibili, specie perché non sono così tanti gli scenari di crisi preventivabili nonostante siano tante le situazioni di precarietà del debito, pubblico e privato; Irlanda docet. In conclusione, le difficoltà dell’economia ed una ripresa che stenta a prendere velocità sono i principali fattori di inversione dell’Euribor, ossia quel tasso cui le banche si prestano capitali che viene utilizzato in Italia per indicizzare i valori degli interessi dei mutui a tasso variabile. C’era stata, ne avevamo dato conto, una lenta ma inesorabile ripresa del valore, tanto da lasciar supporre che già dal 2012 i mutui a tasso fisso sarebbero stati più convenienti rispetto a quelli variabili.

La novità di questi giorni è rappresentata invece dal fatto che l’Euribor ha cominciato a fare il gambero, cedendo un po’ di terreno a partire dai primi giorni di novembre. Il tutto, dicono gli operatori dei mercati internazionali, perché l’Euribor sta riflettendo oggi la misura dell’enorme liquidità in circolazione: perché chiedere, o prestare, capitali ad interessi elevati se di capitali ce ne sono in circolazione così tanti? È una legge di mercato, bellezza, inutile pensare che le cose possano funzionare contro natura.

Discorso leggermente diverso se si guarda ai “futures”, ossia alle scommesse sul valore che l’Euribor avrà a determinate scadenze prestabilite (tutti valori su cui si scommette quotidianamente sui mercati internazionali). Salvo l’ipotesi di eventuali catastrofi macroeconomiche, i dati immaginano l’Euribor a tre mesi all’1,6% a fine 2011, all’1,97% a fine 2012, al 2,51% a fine 2013. A settembre 2014 il dato dovrebbe attestarsi al 2,8 per cento, cui va sempre aggiunto quello spread che le banche richiedono ai clienti che stanno rimborsando un mutuo giustificandolo con le necessarie spese di gestione. Preso atto del fatto che il tasso fisso è oggi attorno al 4%, sarà solo dal 2014 che le due misure torneranno a farsi vera concorrenza e a quel punto è verosimile che il fisso sia preferibile perché non comporta aumenti futuri. Fino ad allora, a quanto pare, si può stare tranquilli.

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