Mutui Subprime, la truffa di Goldman Sachs: Senato USA vs. Manager

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Sarà un fuoco di fila ad accogliere l’amministratore delegato di Goldman Sachs nella sua audizione in programma martedì al Senato USA, che lo ha convocato dopo le accuse di frode avanzate dalla SEC relativamente al caso dei mutui subprime che si suppone fossero al centro di una colossale truffa (tra i fattori scatenanti della crisi economica mondiale, a quanto pare). Contro Lloyd Blankfein i senatori hanno in mano alcune e-mail in cui il banchiere ed altri top manager si complimentavano per i guadagni messi a segno scommettendo al ribasso sui mutui subprime, quelli ad alto rischio d’insolvenza che la banca impacchettava e rivendeva a clienti ignari (è questo il principale capo d’imputazione).

Intanto sono scattate le citazioni in giudizio da parte degli azionisti: nel 2007 il mercato dei mutui ad alto rischio stava crollando, e i clienti di Goldman Sachs che avevano acquistato titoli CDO garantiti dai mutui subprime (come il famigerato fondo Abacus, al centro delle indagini) andavano incontro a perdite milionarie. Blankfein, però, esultava: in una e-mail datata 18 novembre il banchiere si vanta per il fatto che “abbiamo perso soldi ma ne abbiamo guadagnati ancora di più scommettendo sul ribasso”. Michael Swenson, uno dei suoi trader più quotati, va oltre e gioisce per il declassamento del rating sui mutui che reggevano l’intera impalcatura: “Andranno a zero”. Sulla stessa lunghezza d’onda Fabrice Tourre, il dirigente Goldman al centro dello scandalo: “ho venduto un po’ di bond Abacus a vedove e orfani incontrati all’aeroporto…”.

Secondo il presidente democratico della commissione del Senato, Carl Levin, dalle carte emerge che sui CDO Goldman e altre banche d’investimento non erano parti disinteressate che agivano per conto dei clienti, ma “promotori interessati di titoli rischiosi e di complicati disegni finanziari che hanno contribuito ad innescare la crisi”. Goldman si difende attaccando, convinta che non si possa arrivare a un giudizio ancor prima dell’audizione. Chissà cosa penseranno i vertici dopo il confronto, che si annuncia durissimo, di martedì in Senato.