Mutui subprime, riparte il mercato: nuova “bolla” in arrivo?

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Consolazione piuttosto magra, anzi: ragione di frustrazione. A quanto pare, la politica è uguale a tutte le latitudini e – in questo caso specifico – pure a tutte le longitudini: in vista delle elezioni di mid-term del prossimo 2 novembre, atteso “tagliando” delle ambizioni e dei margini di manovra del governo di Barack Obama negli Stati Uniti, un emendamento fa discutere e prepara la strada a una nuova crisi economica, o quantomeno non ne elimina – come auspicato – una delle massime ragioni di esplosione: il ricorso alla pratica dei mutui subprime. Pare infatti che nella legge di riforma finanziaria, la “Dodd-Frank Bill” firmata da Barack Obama nel luglio 2010, non sia contenuto un emendamento teso a ridurre la possibilità di erogare mutui altamente inaffidabili, bocciato dal Senato a larghissima maggioranza onde evitare di scontentare la platea degli elettori.

Peccato che, a ragione di questo, “I mutui subprime, cioè quelli spazzatura che hanno portato alla crisi finanziaria e al salvataggio pubblico di Fannie Mae e Freddie Mac, stanno tornando proprio nel tuo quartiere”, come minaccia Edward Pinto, ex vice presidente proprio di Fannie Mae dal 1987 al 1989, in un’intervista ripresa da Il Sole 24 Ore. Se non altro, la lotta tra i “furbetti”, gli opportunisti e gli economisti del rigore è in corso, tanto che i primi hanno ripreso ad impacchettare prodotti inaffidabili per venderli a risparmiatori ignari, i secondi hanno votato la soppressione dell’emendamento e gli ultimi, nella “persona” della Federal Housing Administration, hanno annunciato che il deposito medio della cauzione per avere un mutuo è pari al 4% del valore dell’immobile.

La “bolla” è tornata a gonfiarsi  dismisura, tanto che il ministro dell’economia italiano, Giulio Tremonti, ha accusato che il livello dei mutui subprime è tornato sui valori precedenti la crisi e la Banca dei regolamenti internazionali, The Bank for International Settlements, suffraga questo vaticinio rivelando che nel 2009 il totale degli investimenti in derivati sia stato pari a 592 trillioni di dollari, ossia 10 volte il PIL mondiale.