Mutui: negli USA prende piede l’underwater

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Molti ci hanno marciato, qualcuno (non molti, a dire la verità) la sta pagando cara, tantissimi – ma in questo caso la lente d’ingrandimento si deve spostare dalla visualizzazione dei carnefici a quella delle vittime – ne stanno facendo le spese oggi, e non è detto che non inneschino altri fenomeni poco prevedibili e controllabili (dunque altrettanto poco facilmente rimediabili) in futuro. Cosa sta succedendo negli Stati Uniti ora che la bolla speculativa del mercato immobiliare è esplosa, trascinando il mondo sull’orlo di una crisi dell’economia reale senza precedenti nel Dopoguerra? Succede che molti dei titolari di mutuo per l’acquisto della prima casa si trovano con l’acqua alla gola, e con un mutuo da rimborsare che vale molto più di quanto non sia il valore “residuo” (qui inteso come quello reale corrente) dell’abitazione.

In gergo si chiama “underwater”, situazione piuttosto difficile da gestire specialmente se il mutuatario in questione è in difficoltà finanziarie e fatica a restituire le rate del piano di ammortamento del finanziamento: succede infatti che molti preferiscano dichiarare “fallimento” in questo loro intento d’acquisto lasciando la patata bollente nelle mani delle banche, che si ritrovano con un immobile in mano proprio quando non avrebbero bisogno di possederne così tanti nel proprio portafogli.

Ebbene: negli Stati Uniti il fenomeno non solo sta dimostrando di non essere facile da debellare, o quantomeno ridurre, bensì sta raggiungendo dei picchi davvero preoccupanti in alcune aree non troppo circoscritte del mercato immobiliare, dove il termine underwater è purtroppo entrato nel linguaggio comune del real estate. Una recente ricerca riportata dal sito internet msnbc.com segnala che la Florida e la California sarebbero le vere “Patrie” dell’underwater, con le aree di Las Vegas e Phoenix  particolarmente colpite dal fenomeno. Situazione non migliore a livello nazionale, visto che sarebbe underwater una casa su cinque anche se, a onor del vero, il dato qui registra un calo rispetto al 23% dell’anno scorso.

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