Portabilità mutui anche per le imprese

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Il decreto legislativo sul credito al consumo che approderà domani in Consiglio dei Ministri si riferisce proprio ai mutui per le imprese. Il nuovo testo, volto a recepire la direttiva comunitaria 2008/48/Ce, prevede, infatti, che vi sia portabilità anche se il mutuatario non è un privato ma un’impresa. In sostanza il titolare di un mutuo o di un finanziamento, che cambia la banca di appoggio, può trasferire nella nuova banca il mutuo stipulato con un’altra banca, anche senza il consenso di quest’ultima. Con la portabilità il debitore può “trasferire” il mutuo, sia che sia stato contratto con banca, con un istituto finanziario o con ente previdenziale. La normativa vigente però (Dl. 7/2007) prevede la portabilità solo nei casi in cui il sottoscrittore sia un consumatore. Mentre la nuova regola, che dovrebbe aggiungersi all’articolo 120-quarter del Tub, dovrebbe consentire anche a chi ha una partità iva, di beneficiare di questa manovra.

L’abolizione della penale per la portabilità del mutuo offrirebbe così una valida alternativa per coloro che abbiano la volontà di cambiare banca evitando un inutile spreco di denaro. I mutui sono meno richiesti dalle famiglie: i primi sei mesi dell’anno hanno fatto registrare una flessione nella richiesta di mutui ipotecari da parte delle famiglie italiane. Il calo è del 2% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, quando invece si era registrato un aumento di 4 punti percentuali rispetto al primo semestre del 2008.

Una recente indagine diretta realizzata nell’ambito dell’ultima edizione dell’Osservatorio sulla finanza dei piccoli operatori economici, prodotta da Crif Decision Solutions e Nomisma, ha rilevato come le imprese italiane con meno di 10 dipendenti e/o un fatturato inferiore a 2,5 milioni di euro, continuino a risentire della congiuntura economica negativa e mostrano segnali di debolezza negli investimenti: nel 2010 la quota di microimprese intenzionate a investire si e’ attestata al 24,5%, il 2% in meno rispetto al 2009. La volontà di investire deriva anche dalla situazione debitoria in cui versano non poche imprese, più volte al momento, a sanare le lacune.