Piano Famiglie: Moratorie Mutui, Aprile da record

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“Non basta”, dicevano alcuni; “Non serve”, rincaravano altri; “è solo un provvedimento tampone”, secondo il parere di altre fazioni. A noi, però, piacciono i fatti piuttosto che le parole, e i fatti dicono che il Piano Famiglie lanciato dalle banche appartenenti all’ABI (Associazione Bancaria Italiana: praticamente tutte quelle presenti sul territorio nazionale…), e – per giunta – corredato da alcuni istituti con misure di ulteriore sostegno, qualcosa lo ha già fatto, alleviando non poco le preoccupazioni di numerose famiglie che hanno contratto un mutuo negli ultimi anni e si sono viste poi stravolgere i propri piani dal sopraggiungere della crisi economica e dalle conseguenze che questa ha avuto sul mondo del lavoro.

Tra febbraio ed aprile 2010 sono stati sospesi i mutui ad oltre 15mila contraenti, per un valore complessivo di 2.3 miliardi di euro. È questo quanto comunicato dall’ABI, con il corredo di alcune cifre significative: si conferma, ad esempio, il trend delle cinquemila: 5mila richieste a febbraio, altrettante a marzo e ad aprile. La novità, semmai, è rappresentata dal fatto che ad aprile sono esplose le cifre della moratoria sul rimborso dei debiti alle banche da parte delle famiglie: se nel primo bimestre, infatti, erano stati sospesi mutui per un valore complessivo di un miliardo di euro, è nell’ultimo mese di rilevazione che il dato è esploso, più che raddoppiando, fino a 2.3 miliardi, con una crescita di 1.3 miliardi circa in soli 30 giorni.

Come ricordiamo, l’ABI ha posto alcuni paletti quando – era lo scorso gennaio – si trattò di definire la possibilità di accesso alle misure contenute nel Piano Famiglie: perdita o ridimensionamento dell’orario di lavoro a carico del portatore di reddito, scomparsa del titolare del finanziamento e altre cause di gravità paragonabile. Ebbene: secondo le statistiche la causa più frequente che ha determinato la necessità di questa operazione di moratoria da parte delle banche è stata la sospensione dal lavoro (cassa integrazione), seguita dalla riduzione dell’orario e dalla cessazione del rapporto di lavoro subordinato.