Mutuo casa, i vantaggi con gli attuali tassi

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Tasso fisso e tasso variabile riscuotono sempre molta attenzione. C’è da dire che in una congiuntura come quella attuale dei mercati finanziari, l’imbarazzo della scelta tra mutui e tassi convenienti potrebbe fuorviare il consumatore, che deve invece tenere d’occhio, al fine di operare la scelta migliore, più parametri di valutazione.

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La cosa positiva è che si è sì in un periodo di deflazione, con i prezzi dei beni che tendono a scemare e in una condizione non favorevole per il debitore, ma è anche vero che gli attuali tassi di interesse interbancari decidono altrettante condizioni positive per i debitori. A questi sono infatti collegati gli andamenti di Eurirs e Euribor, gli indici che determinano parte del tasso di interesse di un finanziamento insieme allo spread praticato dall’istituto di credito.

L’Eurirs, l’indice sul quale viene calcolato il tasso fisso, è sceso negli ultimi due mesi sotto l’1%, dall’1,6% di inizio anno (indice a 20 anni) e lo stesso è accaduto per l’indice a 25 e 30 anni che ha perso dai 60 ai 70 punti base.

Allo stesso modo, la politica monetaria espansiva della BCE, la popolare operazione di Quantitative easing con l’immissione di liquidità sul mercato bancario, ha ridotto l’Euribor, che determina invece il tasso finale dei finanziamenti variabili: quello a tre mesi vale oggi -0,2%. E se consideriamo che questo indice va sommato allo spread praticato dalla banca, qualora questa non avesse stabilito il famoso tetto minimo, il tasso finale applicato sarà inferiore allo spread stesso.

All’interno di questo quadro ci si chiede cosa conviene scegliere quando si accede a un mutuo per acquistare casa. Il tasso fisso è una certezza per chi ha una propensione al rischio bassa e qualora la durata del finanziamento sia lunga da non permette previsioni con così largo anticipo.

Anche il tasso variabile è in questo momento molto interessante, perché ai minimi storici, ma non sapremo come andrà veramente l’economia nei prossimi anni, se non basandoci sulle previsioni degli esperti.

Viene in soccorso così un ulteriore indicatore importante a cui è necessario guardare: il tasso sui depositi bancari. Parliamo del saggio di interesse praticato dalla Banca centrale europea sulle somme tenute in deposito dagli istituti di credito. Ma anche questo tasso, allo stato attuale, segna valori negativi: le banche, proprio a causa della manovra del Quantitative easing, si sono trovate con un eccesso di liquidità che ne ha abbassato il costo.

E così i tassi sui depositi si aggirano al momento intorno allo -0,4%, mentre si paventa per i mesi futuri un’ulteriore discesa al -0,5%, a opera della BCE intenzionata a indurre le banche a ridurre le riserve di liquidità e ad aumentare invece i prestiti a privati e aziende, condizione necessaria per la ripartenza dei consumi e dell’economia in generale. Con conseguente crescita dell’inflazione, si spera a quei livelli minimi consentiti per una ripartenza.