L’incognita del mutuo a tasso variabile

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Attualmente, i tassi di interessi si trovano ai minimi storici: l’Euribor a 1 mese è a -0,12%, mentre il tasso Bce è allo 0,05% da settembre 2014.

Essendo addirittura negativo è proprio l’Euribor a garantire il risparmio maggiore, poiché per i mutui accesi prima di febbraio 2015 va a sottrarsi allo spread, anziché sommarsi, erodendo il guadagno della banca (a partire da febbraio 2015 le banche, per tutelarsi, hanno incluso nei nuovi contratti la cosiddetta clausola anti-Euribor, che impedisce all’indice negativo di intaccare lo spread).

Stando alle previsioni degli esperti ci sono poi tutti i presupposti perché la discesa dell’Euribor continui ancora per un bel po’, arrivando persino a quota -0,2%. Sembra quindi che accendere un mutuo a tasso variabile indicizzato Euribor ad 1 mese sia la soluzione più vantaggiosa dal punto di vista economico.

Parlando esclusivamente di convenienza, attualmente vince ancora il tasso variabile rispetto al fisso. Il primo presenta infatti tassi medi dell’1,20%, mentre il secondo del 2,20%. Tuttavia, anche se gli esperti hanno assicurato che ci sono le condizioni perché la discesa dei tassi continui ancora per qualche anno, il mutuo a tasso variabile resta sempre un’incognita.

È forse per questo motivo che nel 2015 quasi il 60% degli italiani che hanno acceso un mutuo hanno preferito optare per il tasso fisso, con una netta inversione di tendenza rispetto agli anni precedenti, con il variabile andava per la maggiore. Approfittare delle condizioni favorevoli del mercato per “bloccare” la propria rata mettendosi al riparo anche per il futuro sembra quindi essere la scelta più gettonata.

Una cosa, dunque, è certa. Occorre valutare bene questa scelta, ponderarla, prima di accendere un finanziamento che durerà in media vent’anni.