Mutui: tasso fisso meglio del variabile, ma il misto…

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Anche se abbiamo detto, giusto nei giorni scorsi, che c’è stato un deciso sorpasso nelle richieste di un mutuo a tasso fisso rispetto al valore numerico delle accensioni a tasso variabile, gli ultimi dati ci invitano a suggerirvi una nuova inversione di rotta, o quantomeno un minimo di ripensamento e di riflessione supplementare onde evitare di trovarvi, un giorno, delusi da un finanziamento che –come amiamo ripetere- è per sempre (esistono, e non sono certo trascurate dalla clientela, soluzioni a 25, 30 e persino 40 anni). Forte di una stabilizzazione dell’Euribor, il mercato dei mutui a tasso variabile è tornato conveniente e persino la tanto temuta mini-stangata di Natale non dovrebbe esserci, visto che i valori rilevati per le prossime settimane sono sostanzialmente invariati. E lo chiamano tasso variabile…

Facciamo riferimento al sito helpconsumatori.it per la raccolta di alcuni dati a nostro avviso significativi: “l’indice Euribor 360 a un mese è pari allo 0,82%, 1,03 % quello a tre mesi, mentre l’IRS (tasso rispetto al quale viene parametrato l’interesse del mutuo fisso, ndr) segna il 3,34% a 10 anni”. Rilevazioni che lasciano intendere una cosa molto importante: ancora per qualche anno, benché non saranno molti a quanto pare, l’Euribor si manterrà più conveniente rispetto all’IRS e dunque il mutuo a tasso variabile sarà da preferire, specie per finanziamenti di breve respiro.

Non così per chi valuta soluzioni a lunga scadenza, ma c’è da dire anche che le banche, consapevoli di andare a caccia di un mercato, hanno costruito alcuni prodotti pensati proprio sulla base di questa esigenza come sono i mutui a tasso misto, ossia variabile in una fase iniziale e dunque fisso, con la possibilità di switchare a intervalli prestabiliti. Perde appeal il mutuo a tasso variabile con CAP, e ancora ne perderà: il livello massimo è molto più alto rispetto all’interesse che si paga per un fisso, non c’è convenienza.