Mutui “estorti”, direttore di banca in manette a Pesaro

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Vuoi un mutuo? Parliamone… La più innocente e prevedibile delle risposte in materia, a quanto pare tale non era per un direttore di filiale di un istituto di credito in un Comune costiero della provincia di Pesaro Urbino, indagato dalla Procura per estorsione, appropriazione indebita, minacce, violenza privata ai danni di ditte edili in difficoltà economiche. L’accusa? È quella di un “inside trading” di bassissimo profilo benché di elevato livello di sicurezza, in quanto pare che l’imputato fosse solito richiedere mazzette, magari sotto forma di beni mobili e immobili, a molti dei clienti che si recavano da lui per richiedere un mutuo, a cominciare dagli imprenditori.

Il ruolo di direttore di banca, poi, costituiva un enorme vantaggio di partenza per l’uomo, il quale secondo la polizia tributaria – che ha svolto le indagini – avrebbe chiesto soldi in cambio di mutui con prassi giudicate estorsive. Potendo aver accesso ai dati, quindi controllo sui conti delle vittime, non avrebbe avuto scrupoli a minacciare azioni di fallimento nei confronti degli imprenditori. Non solo: l’uomo avrebbe infatti esercitato in modo conflittuale la funzione di responsabile di filiale, partecipando direttamente ad attività societarie (attraverso alcuni parenti, che fungevano da prestanome) cui intestava quote e immobili (case e negozi) facenti capo agli imprenditori correntisti che subivano l’estorsione.

Si potrebbe chiamare “abuso di situazione dominante”: sapendo tutto di tutti coloro i quali si recavano da lui per chiedere un prestito, il direttore si poneva in posizione di forza in fase di trattativa. Aveva, insomma, il coltello dalla parte del manico. E lo ha saputo sfruttare al massimo, se è vero che a casa sua, durante una perquisizione, le Fiamme Gialle hanno rinvenuto e sequestrato ingenti quantità di denaro in contante e documenti relativi a proprietà immobiliari intestate ad altri. Gli investigatori hanno accertato illeciti profitti per 200-300mila euro derivanti dal giro di “affari” del funzionario. In caso di condanna per estorsione, l’uomo rischia da 5 a 10 anni di reclusione.