Mutui: Creacasa (Credem) si allea con Frimm, le banche si fidano più del risparmiatore che dello Stato

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Notizia dal mercato immobiliare che può interessare la clientela, ci rendiamo conto, soltanto per riflesso. Eppure crediamo anche sia bene sapere se si vuole provare ad interpretare e capire il funzionamento della macchina dei finanziamenti finalizzati all’acquisto di dimore di proprietà. Creacasa, una delle numerose società appartenenti alla galassia del gruppo Credito Emiliano (Credem) specializzata nella distribuzione dei mutui, si è alleata in questi giorni con Frimm Mutui e Prestiti. L’accordo sottoscritto, nonostante sia recente, può già essere considerato un passo decisivo verso la possibilità per la società emiliana di distribuire i propri mutui tramite i 400 operatori di Frimm. L’intesa è stata fortemente sponsorizzata dal direttore commerciale di Creacasa, Giandomenico Carullo, al punto che si è riusciti a costruire un buon protocollo per la soddisfazione di entrambe le parti.

Intanto, il Rapporto di previsione Afo per il triennio 2010-2012 del Centro Studi dell’Abi ha rivelato una realtà che non potrà non fare piacere ai risparmiatori che hanno contratto un mutuo: si legge infatti che, nonostante il periodo di crisi dell’economia, “il tasso sui prestiti a famiglie e imprese si è collocato al di sotto di quanto prevedibile sulla base di cicli economici precedenti”. Detto in soldoni, questo significa che il circuito del credito viene scagionato dall’accusa di aver scaricato sulla clientela i costi della crisi, dal momento che proprio le turbolenze del mercato avrebbero potuto costituire un facile pretesto per rinfocolare gli interessi a danno di chi ha acceso dei finanziamenti, fossero essi prestiti o mutui.

La spiegazione di questo stato di cose è presto fatta: in Italia più che in altri Paesi del mondo, il rischio percepito dai mercati ha riguardato maggiormente il debito sovrano più che il debito del settore bancario. In sostanza, pare che gli istituti si siano fidati maggiormente del “pesce piccolo”, il loro cliente risparmiatore, piuttosto che dei grandissimi soggetti, ossia gli Stati nazionali, a causa della “finanza creativa” di questi ultimi.