Mutui: Agente Immobiliare di Pordenone in manette, applicava tassi usurai

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Quando ad offrire un mutuo è una banca si può sempre andare sul sicuro, benché in questa Italia di sospetti e dietrologie esista sempre qualcuno pronto a pensare che gli istituti di credito siano sempre pronti a volerci… prendere per il naso, per usare un giro di parole edulcorate. Quando invece anche i canali tradizionali vengono meno, cosa che può avvenire per una serie davvero infinita di ragioni, allora ecco che ci si vede costretti a ricorrere ad altre strade ben più oscure, dove la “fregatura” – in banca solo possibile, al massimo “probabile” a sentire i più scettici – è invece assicurata.

In questo caso, consapevoli di dire con questa frase tutto e niente, la colpa è del sistema: le banche, infatti, hanno difficoltà a garantire mutui per cifre importanti a cittadini extracomunitari, specie quando questi non sono perfettamente in regola con i documenti oppure vivono una condizione di lavoro che, un po’ come avviene per la stragrande maggioranza dei giovani italiani, è contrassegnata da uno stato di precarietà nemico di rapporti di “collaborazione” a lungo termine tra istituto erogante e cliente richiedente. La soluzione, però, non esiste se non nell’alveo della semi-legalità o dell’aperta illegalità: o vivi sotto i ponti, o ti affidi a chi ti offre una mano a prescindere dalla sua affidabilità.

Così hanno fatto alcuni ghanesi, circa una ventina, che sono stati truffati da un agente immobiliare di Pordenone e dalla moglie, finiti però in questura in questi giorni con una grave accusa pendente sul loro capo: usura! Tra il 2002 e il 2006, i due avevano procurato appartamenti facendo sottoscrivere – facendosi garanti – mutui superiori al valore reale, anche del 100%. Scoperto il trucco, la Guardia di Finanza ha sequestrato ai coniugi 2 immobili, conti correnti e quote di società per circa 460.000 euro. La coppia si faceva rilasciare una procura per l’acquisto della casa e una per la stipula del mutuo. Incassato il denaro dalla banca e pagato il venditore, “faceva la cresta” gonfiando i valori del rimborso.