Rata mutuo: cinque famiglie su cento sono in difficoltà

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Nel nostro Paese cinque famiglie su cento che accendono un mutuo poi non sono più in grado di onorarlo attraverso il puntuale pagamento delle rate mensili. Ad alzare il velo su questo dato nella giornata di ieri è stata la Banca d’Italia in accordo con un’elaborazione che, pur tuttavia, ha riguardato i dati aggiornati all’anno 2007, ovverosia prima che la crisi finanziaria ed economica facesse chiudere migliaia di imprese e lasciare a spasso centinaia di migliaia di lavoratori. Di conseguenza, se il dato di Bankitalia è comunque grave, ad oggi questo 5% potrebbe di conseguenza essere ancora più alto. Le famiglie che non pagano il mutuo sono proprio quelle che più di tutte hanno pagato caro il prezzo della crisi con licenziamenti, cassa integrazione, ma anche in certi casi con investimenti in Borsa sbagliati che hanno portato a perdere tutto o quasi.

Non pagare le rate del mutuo significa cadere nella morosità ed alla lunga anche nel pignoramento dell’immobile. Per evitare tutto ciò le famiglie, innanzitutto, possono provare a chiedere una rinegoziazione del finanziamento ipotecario magari allungando la durata e, quindi, rendendo la rata più bassa e sostenibile. Se la banca dovesse rifiutare, allora nel rispetto dei requisiti si può chiedere la moratoria o l’accesso al Fondo di solidarietà per l’acquisto dei mutui per la prima casa.

Con la moratoria ABI-Consumatori si può chiedere la sospensione del pagamento delle rate del mutuo per 12 mesi. Trascorsi i 12 mesi il piano di ammortamento, che nel frattempo si è allungato di un anno, si riattiva ed occorre tornare a pagare puntualmente le rate; l’anno di congelamento del mutuo, quindi, serve in sostanza per far fronte alle difficoltà legate alla congiuntura ma poi trascorsi i 12 mesi la famiglia deve comunque riuscire a riguadagnare quel tenore di vita tale da poter riprendere a pagare il mutuo. Il Fondo di solidarietà è anch’essa una misura di sospensione per un periodo pari stavolta a 18 mesi a fronte del vantaggio, sulla quota di debito residuo sospesa, di non pagare interessi aggiuntivi in quanto a carico dello Stato.