Creval Mutuo ProTetto: nomen omen

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Nomen Omen, il destino è scritto nel nome. Così parlavano i latini, così ragionano anche i più grandi esperti del marketing. Perché il successo di un prodotto, molto spesso, più che attraverso la sua qualità passa per il nome, il marchio e una reclame accattivante. Ora non sta a noi giudicare la qualità della proposta che andiamo a presentarvi: sarete voi, se interessati, ad approfondirla, in modo da decidere se sposarla e essere in grado poi di poterla recensire. Il nostro, invece, è limitarci a una serie di semplici osservazioni, sufficienti per “mettervi in strada” e cominciare a riflettere rispetto a una proposta che potrebbe anche interessarvi: la proposta del Mutuo ProTetto di Creval.

Nomen Omen, dicevamo: Mutuo ProTetto cosa altro potrebbe essere se non un mutuo a tasso variabile con cap, ovverosia con un limite (superiore) che la banca assicura – nel vero senso del termine (dal momento che a garantirlo è una polizza…) – non potrà mai essere sforato? Creval (ovverosia Vredito Valtellinese) resta un attimo sul vago: “Con il mutuo… è possibile stabilire un tetto massimo al tasso d’interesse“. Una soluzione trattabile, insomma, ma comunque utile al pari delle molte altre che il mercato offre per porre un limite al rischio in caso di una forte crescita dei tassi di mercato.

Perché, giova ricordare, il mutuo è un finanziamento che può avere durata molto lunga: possibile che in 30, 40 anni, l’economia torni a correre e voi vi troviate a dover corrispondere interessi altissimi a fronte di un risparmio imminente (ora che i tassi sono ai minimi…). Anche Creval sposa questo nostro ragionamento, e lo fa nel paginone pubblicitario di lancio della proposta: “Potrai avere la sicurezza e la tranquillità di non superare mai la rata massima predefinita e, al tempo stesso, beneficiare degli attuali vantaggi del tasso variabile”. Una soluzione davvero interessante, no?