Piano Famiglie: 28mila richieste in 6 mesi, boom dei lavoratori dipendenti

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Un dato importante, benché di gran lunga inferiore alle aspettative “della vigilia”. Gli ultimi aggiornamenti, provenienti dagli Uffici Studi dell’ABI, in merito al ricorso da parte dei mutuatari italiani al Piano Famiglie possono, anzi devono, far riflettere; tutto questo, però, nella ferma consapevolezza del fatto che non si possa fare a meno di evidenziare come esista ancora un’indefettibile dignità tra i risparmiatori, i quali preferiscono affidarsi ad un aiuto esterno solo quando strettamente necessario e – soprattutto – già in partenza erano evidentemente consapevoli dei rischi che la stipula di un mutuo comporta, dal momento che nonostante la crisi economica non si sono trovati “acqua alla gola” in massa come qualcuno aveva ipotizzato.

Vero è che la recessione non ha morso come qualcuno vaticinava (così come è vero anche che non ne siamo ancora usciti, e i casi di Irlanda e Spagna lo testimoniano abbastanza chiaramente), però è incoraggiante scoprire come siano state “solo” 28 mila, a fronte di una stima compresa tra le 90 e le 120 mila, le famiglie italiane che hanno chiesto di “mettere in coda” al piano di rimborso del mutuo le rate del 2010, così da far fronte senza eccessivo affanno a ristrettezze economiche dettate dalla mancanza di lavoro o dalla perdita del portatore di reddito (sia perché, purtroppo irreparabilmente, deceduto; che perché rimasto disoccupato).

28 mila contro 90 mila, anche se va detto che il primo dato è una rilevazione su base semestrale mentre il secondo riguarda una proiezione annuale. Se il ritmo del periodo compreso tra febbraio, data d’inizio dell’iniziativa, e lo scorso agosto sarà confermato, a 12 mesi dall’approvazione del Piano Famiglie saranno circa 60 mila quelle che vi avranno fatto ricorso. Per il momento, invece, il dato certo è che il controvalore “congelato” consta di 3,7 miliardi di euro. A disposizione di ogni famiglia richiedente “rimarranno attaccati” in questo 2010 circa 6.800 euro, in media. La causa più frequente all’origine del ricorso a questa opportunità è stata la cessazione del rapporto di lavoro subordinato.