Mutui: fallisce Takefuji Corp; dal Giappone, una lezione da imparare…

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Avete mai notato che solo in Italia sembra esistere un’atavica paura del fallimento? Prendiamo, ad esempio, il “caso Alitalia”, rispetto al quale sono forse oggi pochi a riuscire a fare memoria benché abbia riempito le prime pagine dei giornali per mesi non più di due anni fa: attorno alla compagnia di bandiera ed all’eventualità di un suo fallimento, eventualità tra l’altro molto probabile visto che l’azienda era stata scambiata per un rifugium peccatoribus e per stipendificio dalla solita cricca di potenti amici, si era scatenato un dibattito che ha visto prevalere le istanze del governo e di chi ha desiderato il salvataggio, come sempre avvenuto con soldi pubblici. Il caso di questa estate, ormai archiviata, si chiama invece Tirrenia, con il gruppo marittimo a seguire una trafila simile a quella dei colleghi volanti e – come al solito – i cittadini a pagare le malefatte e le clientele di qualcuno…

Eppure, se c’è una lezione che la crisi economica ci deve lasciare è quella secondo cui non bisogna aver paura dei fallimenti, anzi bisogna accoglierli come una medicina quando spazzano via delle aziende inefficienti e in quanto tali punite dal mercato. Direte che queste aziende, per quanto mal gestite, generano occupazione; vi rispondiamo che però non è mettendo una toppa su un vestito ormai sdrucito che si salva il vestito stesso, semmai si riesce a procrastinarne la dismissione…

Tutto questo discorso introduttivo per dire che in Giappone è fallito Takefuji Corp, uno dei maggiori prestatori di mutui. Qualcosa deve aver funzionato male, fino ad oggi, se è vero come è vero che l’azienda lascia dietro di sé un debito di oltre 400 miliardi di yen, pur essendo stata il quarto più grande erogatore di mutui del Paese asiatico. La Takefuji Corp ha perciò avviato presso la Corte distrettuale di Tokyo la procedura di bancarotta, invocando la protezione garantita in questi casi. Le azioni del gruppo, spazzato via da una crisi economica che tiene in vita solo i più sani per evidenziare le carenze strutturali dei “malati”, saranno delistate da Tokyo il prossimo 29 ottobre.

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