Abi, prestiti bancari in aumento

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L’Abi, associazione che rappresenta gli istituti del credito, evidenzia i segnali positivi che si evincono nel suo consueto rapporto per quanto concerne le nuove emissioni di prestiti bancari.

Prendendo in esame un campione rappresentativo di banche (78 banche che rappresentano circa l’80% del mercato) i finanziamenti alle imprese hanno segnato nel primo trimestre del 2015 un incremento di circa il +8,1% sul corrispondente trimestre dell’anno precedente (gennaio-marzo 2014). Per le nuove emissioni di mutui per l’acquisto di immobili sempre nello stesso trimestre si è registrato un aumento annuo di +50,4% rispetto al medesimo trimestre dello scorso anno. Nell’analogo periodo, le nuove operazioni di credito al consumo hanno segnato un incremento del +8,6%”.

Queste nuove operazioni, però, che non riescono ad invertire ancora il trend negativo per quanto riguarda la massa complessiva di prestiti verso le famiglie e le imprese. Ancora il mese scorso, infatti, il totale dei finanziamenti si è contratto: -0,8% nei confronti di aprile 2014. La ferita si è ristretta, se si pensa che il dato era -1% il mese precedente e -4,5% nel novembre 2013, quando aveva raggiunto il picco negativo, ma non è ancora chiuso. “Questo di aprile 2015 per i prestiti bancari a famiglie e imprese è il miglior risultato da maggio 2012”, ha comunque modo di dire l’Abi. “Dalla fine del 2007, prima dell’inizio della crisi, ad oggi i prestiti all’economia sono passati da 1.673 a 1.825,8 miliardi di euro, quelli a famiglie e imprese da 1.279 a 1.407 miliardi di euro”.

L’abbassarsi degli spread a seguito del Quantitative easing della Bce ha portato in basso anche i tassi: quello medio sui prestiti è al 3,54% (minimo storico), quello dei mutui per la casa al 2,64% (minimi dal settembre 2010, era al 5,72% a fine 2007).

Malgrado il miglioramento del quadro economico, con i primi germogli di fragile ripresa, “la rischiosità dei prestiti in Italia è ulteriormente cresciuta, le sofferenze lorde sono risultate a marzo 2015 pari a quasi 190 miliardi, dai 187,3 di febbraio 2015. Il rapporto sofferenze lorde su impieghi è del 9,8% a marzo 2015 (8,6% un anno prima; 2,8% a fine 2007), valore che raggiunge il 16,6% per i piccoli operatori economici (14,6% a marzo 2014; 7,1% a fine 2007), il 16,7% per le imprese (14% un anno prima; 3,6% a fine 2007) ed il 7,1% per le famiglie consumatrici (6,4% a marzo 2014; 2,9% a fine 2007)”. Le sofferenze nette registrano a marzo 2015 un lieve aumento, passando da 79,3 miliardi di febbraio a 80,9 miliardi di marzo.