Mutui: tassi invariati ed esplosione delle richieste ad agosto

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La ripresa deve passare anche attraverso segnali come questo, forse non ancora del tutto positivi ma di certo molto importanti per definire una tendenza in atto che deve far riflettere. Secondo i dati definitivi prodotti dall’ABI, Associazione Bancaria Italiana, e relativi al mese di agosto, i prestiti alle piccole imprese e ancor più i mutui per l’acquisto degli immobili da parte delle famiglie sono cresciuti. I primi, in verità, non di molto: i finanziamenti rivolti alle piccole imprese, infatti, hanno avuto un incremento dello 0,5% mentre la tendenza dei finanziamenti al totale delle imprese non finanziarie migliora, ma resta negativa con un calo dello 0,7% dal -1,5% di luglio 2010.

Detto questo, resta da dire che invece i dati riferiti al comparto dei mutui immobiliari accordati alle famiglie annota percentuali molto più consistenti di crescita: in particolare, lo scorso agosto i mutui elargiti alle famiglie per l’acquisto di immobili sono aumentati di circa il 9%, regalando all’intero settore produttivo un segnale forte di ripresa del desiderio di investire e anche della possibilità di farlo, dal momento che sono finiti i tempi in cui le banche accettavano di prestare denaro per quote anche maggiori rispetto all’investimento per l’acquisto dell’immobile.

La ripartenza è anche merito di tassi di interesse mediamente molto bassi, tanto che – come confermano anche i primi dati relativi alle operazioni di settembre – il tasso sui prestiti in euro alle società non finanziarie è cresciuto attestandosi, nonostante il rinforzo, sulla quota non straordinaria di 2,54% (guadagnando 9 centesimi di punto percentuale in confronto ad agosto 2010), mentre il tasso sui prestiti in euro alle famiglie per l’acquisto di immobili residenziali è rimasto fermo sui livelli del mese precedente, dunque ad una media del 2,65%. Il tutto, anche nonostante la ripartenza del mercato dei mutui a tasso fisso, che ricordiamo hanno interessi mediamente più elevati per integrare il rischio di un rialzo dei tassi, mantenuti invece mediamente costanti.