Mutui a tasso fisso, la tendenza a fine maggio 2025

Spread the love

A maggio, il tasso fisso si conferma la scelta dominante nel mercato dei mutui italiano, rappresentando il 98% delle richieste. Nonostante un divario di circa 50 punti base tra l’IRS a 20 anni (stabile al 2,60%) e l’Euribor a 3 mesi (in diminuzione), questa differenza non è sufficiente a scalfire il predominio del tasso fisso.

tasso fisso
tasso fisso

Confronto tra Mutui “Brown” e “Green”: il punto sul tasso fisso

Nei mutui per immobili con classe energetica inferiore (“mutui brown”, classi D o C), la differenza in termini di TAEG tra tasso fisso e variabile è minima, con una media di soli 5 punti base.

Per i mutui destinati a immobili ad alta efficienza energetica (“mutui green”, classi A o B, a volte C a seconda della banca), il divario è più ampio, arrivando fino a 40 punti base. Intesa Sanpaolo si distingue per una politica unica sui mutui green.

Strategie bancarie e andamento degli indici

Anche se l’Euribor ha continuato la sua discesa, calando di altri 10 punti base tra aprile e maggio e attestandosi su una media del 2,13%, sono le strategie delle banche a dettare le regole del mercato, in particolare attraverso lo spread. Le banche continuano a offrire mutui green con tassi anche inferiori all’IRS per incentivare l’acquisto di immobili più efficienti. Questo, unito alla priorità delle famiglie italiane per la sicurezza a lungo termine, rafforza la preferenza per il tasso fisso.

Previsioni sull’Euribor e l’IRS

La tendenza per l’Euribor è una ulteriore diminuzione nei prossimi mesi. Le proiezioni indicano un calo di altri 30 punti base entro l’autunno 2025, che potrebbe arrivare a 40 punti base entro metà 2026, prima di una graduale risalita.

Tuttavia, alcuni fattori geopolitici e commerciali, come la sospensione dei dazi reciproci da parte dell’amministrazione Trump, hanno già influenzato le aspettative. Questo ha portato a una revisione al rialzo delle previsioni sul costo del denaro, con un aumento della curva dei futures sull’Euribor a 5 anni tra i 5 e i 17 punti base. Di conseguenza, il minimo previsto per l’Euribor, precedentemente stimato all’1,60% entro marzo 2026, è ora atteso intorno all’1,74% nello stesso periodo. La direzione generale di un calo deciso entro metà 2026, seguito da una risalita graduale, rimane invariata, ma il ritmo è stato ritoccato.

Al contrario, l’IRS è previsto in ulteriore aumento di 5-10 punti base. Considerando l’attuale scenario di mercato, ignorare il mutuo a tasso variabile potrebbe non essere la strategia più vantaggiosa, specialmente per chi acquista un immobile non particolarmente efficiente dal punto di vista energetico. In Italia, gran parte degli edifici rientra in questa categoria, precludendo l’accesso ai mutui “green” con condizioni più favorevoli.

Le previsioni attuali sull’IRS (il tasso di riferimento per i mutui a tasso fisso) suggeriscono un aumento. Se queste stime dovessero concretizzarsi, il vantaggio in termini di spread di cui godono attualmente i mutui a tasso fisso si ridurrebbe rapidamente nel prossimo futuro.

Al contrario, chi opta oggi per un mutuo a tasso variabile potrebbe beneficiare di rate iniziali più basse. Questo vantaggio è particolarmente significativo nel periodo immediatamente successivo all’acquisto dell’immobile, un momento in cui le famiglie si trovano ad affrontare spese importanti per ristrutturazioni, arredi e traslochi. Avere rate del mutuo più contenute in questa fase può fornire un respiro economico fondamentale.