Mutui casa: banche Usa pensano al bonus pignoramenti

Lo scoppio della crisi dei mutui subprime in America ha generato una vera e propria devastazione sul mercato immobiliare, al punto che, oramai a quasi quattro anni dalla deflagrazione, ancora se ne sentono gli effetti. Nei periodi più bui della crisi finanziaria ed economica molti mutui, non assistiti da garanzie reali, e spesso sottoscritti in maniera “allegra”, hanno portato a pignoramenti ed a situazioni di insolvenza diffusa tra le famiglie americane. Ma a distanza di tempo ci sono ancora tantissimi immobili che negli Stati Uniti, dopo lo scoppio della bolla, hanno un valore di mercato crollato al punto tale che il prezzo per acquistarli è inferiore al debito residuo di mutuo che ancora la famiglia deve pagare.

Mutui subprime: i danni sono ancora molto profondi

Qual è, a distanza di quasi quattro anni, l’entità dei danni provocati, negli Stati Uniti, dallo scoppio della bolla dei cosiddetti mutui subprime? Ebbene, questi danni sono ancora molto profondi e ci vorranno alcuni anni ancora prima che la situazione possa tornare alla normalità. Questo è quanto, in sintesi, dinanzi alla Commissione finanziaria della Camera statunitense, ha dichiarato  Timothy Geithner, il segretario al Tesoro americano, sottolineando altresì come sia necessario nel Paese a stelle e strisce pigiare sull’acceleratore per quel che riguarda proprio la riforma del mercato dei mutui. I mutui subprime, lo ricordiamo, sono quelli che in passato, con fin troppa generosità, in America sono stati concessi a mutuatari e famiglie di appartenenza che non avevano un reddito adeguato per poter poi “sostenere” nel tempo il pagamento delle rate.

Mutui USA, Obama al bivio: Freddie Mac e Fannie Mae da aiutare o privatizzare?

C’è un grosso dubbio che attanaglia il Presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, e la sua amministrazione: aiutare o privatizzare? Perché è su questa dicotomia, ben più che sul rilancio dei colloqui di pace israelo-palestinesi (il classico espediente della politica: spostare l’attenzione da un problema ad un altro sperando che l’opinione pubblica si dimentichi, grazie al successo nella seconda missione, della polvere messa sotto lo zerbino nel primo caso), che si gioca il futuro del leader democratico, mai così debole come negli ultimi mesi sul “fronte interno”. Il sistema americano è molto semplice da interpretare: c’è un partito democratico dall’orientamento più “socialista”, per dirla all’europea, e uno repubblicano più “popolare”, sempre per utilizzare uno schema a noi vicino.

Mutui USA: Freddie Mac chiede aiuto alla Fed, servono 6 miliardi

Mentre in America si dibatte sull’opportunità di giocarsi “il carico” di briscola, quell’asso nella manica che consentirebbe alla Federal Reserve di ridurre le rate dei mutui ipotecari contratti dai risparmiatori a stelle e strisce (un affare da 10mila miliardi di euro) ingrossando i portafogli di ciascuno di essi e rilanciando così i consumi, l’onda lunga della recessione – e prima ancora dell’insolvenza sui mutui a maggior rischio – non sembra aver concluso spettacolarmente sulla spiaggia che attende il suo frangersi il proprio percorso distruttivo. O almeno questo è quanto sembra indicare l’ennesima richiesta d’aiuto lanciata dal gigante dei mutui Usa, Freddie Mac.