Usa, indice mutuo casa +2,2%; a Milano crescono le ingiunzioni di pagamento

Numeri sviscerati con freschezza che riportano agli Stati Uniti d’America. Si parla di mutui e il dato incontrovertibile è che le richieste di mutui ipotecari negli Usa sono saliti del 2,2% la settimana scorsa. Si tratta del secondo rialzo consecutivo settimanale grazie ad un calo dei costi di rifinanziamento. Nel dettaglio, le richieste di mutuo per l’effettivo acquisto di un immobile hanno segnato un calo del 3,7%, mentre le domande di rifinanziamento sono aumentate del 4,9%.

Il tasso medio sui mutui trentennali è sceso al 4,78% dal 4,82% della settimana precedente. In aumento, quindi, le domande di mutuo da parte dei consumatori statunitensi. A renderlo noto è la Mortgage Bankers Associations (MBA). I tassi sui mutui trentennali sono scesi al 4,78% dal precedente 4,82%. Per un valore che migliora e una situazione col segno più, ci si imbatte poi – notizia che campeggia su parecchi giornali con particolare riguardo a quelli prettamente meneghini – nel fatto che Milano rischia di diventare terra di mancato pagamento del mutuo o di un finanziamento qualunque (per gli elettrodomestici, per l’auto, per il mobilio di casa).

Mutui USA: Richieste in calo, Rifinanziamenti in picchiata

“Quando l’America ha il raffreddore, in Europa è in arrivo l’influenza”. Non è un cattivo auspicio per la – ahinoi – imminente stagione fredda, bensì una frase pronunciata da un economista per spiegare la dipendenza del mercato del Vecchio Continente dagli Stati Uniti, dove le conseguenze di una crisi possono essere devastanti (il raffreddore) anche se probabilmente lo saranno in misura minore rispetto a quanto avvenuto altrove (l’influenza in Europa). Poi, in verità, la storia recente ha dimostrato quanto le cose non stiano proprio così, però non è possibile non annotare che lo stato di salute dell’economia americana è un barometro cui siamo costretti a fare riferimento se vogliamo capire quali potrebbero essere i trend che investiranno anche il nostro sistema, sempre a meno di enormi differenze strutturali…

Mutui, negli Usa se ne fa a meno; in Italia rate pagate a fatica

Dati su mutui e finanziamenti, quant’è diventato difficile far quadrare il cerchio. Abbiamo parlato ieri della propensione italiana di affidarsi sempre meno alle banche per l’accensione di mutui inerenti all’acquisto di un’abitazione e qualche giorno fa s’è detto dell’inversione di tendenza, da parte degli istituti di credito, nella volontà di aprire alle richieste dei mutuanti: se il 2009 era stato l’anno della diffidenza da parte delle banche, sembra che con l’avvento del 2010 la situazione sia leggermente cambiata.

Più flessibilità: nuova parola d’ordine. Eppure, di fronte al mutato approccio creditizio nei confronti del cliente (soprattutto se privato cittadino e imprenditore di piccole e medie dimensioni) arrivano puntuali altri numeri a raccontare il periodo di ristrettezze che si sta attraversando. Qualche cifra ad attestare la difficoltà economica in cui versano i cittadini di ogni parte del mondo è presto data: la prima viene diffusa dalla  Mortgage Bankers Associations (MBA) e interessa gli Stati Uniti d’America, dove le richieste di mutuo per l’acquisto di un immobile sono diminuite – in una sola settimana, quella appena trascorsa – del 7,3%, toccando i minimi da maggio 1997. Al contempo, sono calati anche la componente dell’indice relativa alle domande di rifinanziamento (-8,9%) e l’indice generale delle richieste di mutui ipotecari (-8,5%).