Come scegliere tra tasso fisso e variabile nel 2026: le ultime sui tassi

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Non dovrebbe essere impossibile scegliere tra tasso fisso e variabile nel 2026, considerando le ultime sui tassi. La Banca Centrale Europea (BCE) ha confermato le aspettative dei mercati mantenendo invariati i suoi tassi di interesse di riferimento per l’area euro. Questa decisione, presa dopo la lunga serie di riduzioni avviata nel 2024, riflette un quadro economico che la BCE giudica stabile, con l’inflazione sotto controllo.

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Dritte su come scegliere tra tasso fisso e variabile nel 2026

Il Consiglio direttivo della BCE ha lasciato i tassi ai livelli raggiunti lo scorso giugno, dopo otto tagli consecutivi. In dettaglio, il tasso sui depositi rimane al 2%, quello sulle operazioni di rifinanziamento principali al 2,15%, e quello sui prestiti marginali al 2,40%.

Contestualmente, la BCE ha rivisto al rialzo le sue previsioni di crescita (PIL) per l’area euro, attribuendo il miglioramento soprattutto alla ripresa della domanda interna: la crescita attesa è ora dell’1,4% nel 2025, dell’1,2% nel 2026 e dell’1,4% nel 2027.

Sul fronte dell’inflazione, le proiezioni indicano una media del 2,1% nel 2025, dell’1,9% nel 2026 e un ritorno al 2% nel 2028. L’inflazione di fondo, pur scendendo gradualmente, è stata rivista leggermente al rialzo per il 2026 a causa di una discesa più lenta dei prezzi dei servizi.

Nonostante la stabilità dei tassi ufficiali, il mercato dei mutui in Italia mostra dinamiche differenziate. Il tasso variabile, essendo legato all’Euribor (che risponde più direttamente alle decisioni della BCE), ha mostrato segnali di miglioramento.

Le analisi indicano che il 2025 si chiuderà con una lieve riduzione della rata mensile per i mutui variabili standard. La rata tipo sarebbe scesa da 666 euro di inizio anno a circa 617 euro, con un risparmio medio di circa 50 euro al mese. Le previsioni sui futures dell’Euribor per il 2026 indicano una sostanziale stabilità, con l’Euribor a tre mesi che si mantiene poco sotto il 2,1%.

Di segno opposto è l’andamento dei mutui a tasso fisso, il cui parametro di riferimento è l’IRS (Interest Rate Swap), collegato al mercato obbligazionario europeo. Nel corso del 2025, l’IRS a 25 anni è salito sensibilmente, passando in media dal 2,4% di gennaio al 3,1% degli ultimi mesi.

Questo aumento dell’IRS ha avuto un impatto diretto sulle nuove offerte di mutuo a tasso fisso, traducendosi in una rata stimata più alta di circa 40 euro al mese per i nuovi mutuatari rispetto all’inizio dell’anno. Tale incremento è anche legato all’attrattività dei mercati azionari statunitensi, che ha ridotto la domanda di titoli di Stato europei, spingendo al rialzo i loro rendimenti e, di conseguenza, l’IRS.

Nonostante la stabilità dei tassi BCE, in Italia, il tasso medio applicato ai mutui per le famiglie è continuato a salire nel 2025, passando dal 3,50% di gennaio al 3,73% di ottobre, con un aggravio annuale non trascurabile sulla rata media.